Nel tentativo di posizionarsi come leader globale nell’intelligenza artificiale, l’Europa fa i conti con un quadro che, secondo l’AI Index Report 2025 pubblicato dal centro HAI di Stanford, appare ancora molto lontano dal successo. Il report offre una lettura lucida: se le ambizioni europee sono alte, i numeri raccontano un’altra storia.
A partire dai “notable models”, i modelli AI considerati rilevanti a livello internazionale. Nel 2024 gli USA ne hanno prodotti 40, la Cina 15. L’Europa? Solo 3, quasi tutti dalla Francia con Mistral. Un dato che evidenzia un ritardo strutturale.
Il problema non è solo tecnico: è anche industriale. Il 90% dei modelli oggi è creato da aziende. L’Europa ha numerose eccellenze scientifiche, ma pochi brevetti, scarsi investimenti privati e poca coesione. Gli sforzi frammentati dei singoli Paesi non bastano. Nel 2024, perfino il Regno Unito, fuori dall’UE, ha investito di più.
Anche in termini culturali, l’Europa fatica: i cittadini sono meno fiduciosi verso l’AI rispetto alle popolazioni asiatiche, mentre l’industria ha bisogno di modelli forti, scalabili, con software e architetture pronte per l’integrazione. Il vero vantaggio competitivo infatti potrebbe giocarsi qui, attorno ai software con struttura RAG e all’adozione industriale.
Mistral rappresenta una promessa concreta, ma per crescere ha bisogno di un’Europa coesa, che non si limiti a rincorrere i giganti, ma sia pronta a investire davvero nella propria autonomia tecnologica. Perché senza infrastrutture, capitali e visione condivisa, l’intelligenza artificiale rischia di diventare l’ennesimo treno che passa e che guarda l’Europa solo dai finestrini.
A.C.
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