Intorno agli AirTag, piccoli congegni bluetooth di Apple utilizzati per localizzare gli oggetti smarriti, si è scatenato l’ennesimo caso di stalking, denunciato da due donne in California.
Già al momento del lancio, diversi attivisti per la privacy avevano messo in guardia dai potenziali rischi degli AirTag: lo strumento veniva giudicato troppo semplice da usare per tracciare gli spostamenti di una persona senza il suo consenso.
Il colosso statunitense aveva preso diversi provvedimenti per tutelarsi da questi rischi, come quello di dotare il dispositivo di una sorta di “allarme” qualora si fosse trovato lontano dal proprietario e in presenza della vittima di stalking, avvertendola.
Misure che, tuttavia, a nulla sono valse a giudicare dai frequenti casi (soprattutto in USA) di stalking che hanno colpito diverse persone, ultime appunto le due vittime californiane.
Queste ultime, nello specifico, sono state pedinate dagli ex mariti che hanno nascosto lo strumento rispettivamente nei parafanghi dell’automobile dell’una e nello zaino di scuola del figlio dell’altra.
Nella denuncia le donne accusano Apple di negligenza per aver rilasciato sul mercato un dispositivo non sicuro, richiedendo al tribunale di costringere la società di Cupertino a versare danni pecuniari non specificati. Nel testo della denuncia si legge: “Sebbene Apple abbia inserito delle salvaguardie nel prodotto, queste sono purtroppo inadeguate e fanno poco, se non nulla, per avvertire tempestivamente le persone qualora vengano seguite”.
La causa specifica mira a rappresentare anche tutte le altre persone che sono state o sono a rischio di stalking per gli AirTag.
Apple, per il momento, non ha preso alcuna posizione pubblica a riguardo.