Con un comunicato su Twitter l’FBI di Denver ha avvertito di prestare attenzione a utilizzare le stazioni di ricarica gratuite in aeroporti, hotel, centri commerciali o sparse per le città. Nonostante siano uno strumento comodo e che torna spesso utile quando il proprio dispositivo è scarico, possono risultare pericolose per l’alto rischio di virus, malware e furti di dati personali.
Il fenomeno è conosciuto con il nome di juice jacking, che letteralmente significa “prelievo di succo”. Questo rappresenta una tecnica utilizzata dai cybercriminali con cui vengono installati dei malware, ossia dei codici maligni, sui dispositivi collegati alle stazioni di ricarica pubbliche.
In questo modo gli hacker rubano i dati personali delle persone, tra cui immagini, filmati e altre informazioni sensibili.
Il motivo per cui è pericoloso mettere in carica lo smartphone, il tablet o altri dispositivi elettronici presso questo tipo di stazioni di ricarica è che nelle prese USB ci sono 5 connettori. Di questi solo uno serve a ricaricare il dispositivo collegato, mentre due dei quattro rimanenti servono per trasferire dati. La funzione è molto utile, ad esempio, quando si collega l’apparecchio alle prese di ricarica dei computer così da caricarlo e contemporaneamente trasferire file o dati ma come si evince da questo articolo tale funzionamento rappresenta anche un pericolo perché permette il passaggio di virus o altri malware se la stazione o il cavo di ricarica sono compromessi.
Il juice jacking porta a quattro principali tipi di minacce installate sul dispositivo, ossia i cryptominer per l’estrazione di criptovaluta, gli spyware, i più pericolosi trojan e anche i ransomware che rubano dati sfruttando la crittografia per poi avere un riscatto per liberare i dati in ostaggio.
Il consiglio, per quanto non rappresenti una soluzione sempre confortevole, è di portarsi sempre con sé il proprio caricabatterie.
(S.F.)