L’intelligenza artificiale potrebbe presto rivoluzionare il sistema penitenziario italiano, accelerando i tempi di scarcerazione per migliaia di detenuti idonei a misure alternative. Secondo Irma Conti, membro del Collegio del Garante dei detenuti, l’uso di tecnologie avanzate consentirebbe di ridurre sensibilmente la durata della fase istruttoria, snellendo un iter che oggi può richiedere mesi. L’obiettivo è garantire un accesso più rapido alla detenzione domiciliare o ad altri percorsi rieducativi previsti dalla legge, senza che i detenuti restino in carcere più del necessario a causa della burocrazia.
Attualmente, circa 19.000 persone stanno scontando pene residue inferiori a tre anni e potrebbero beneficiare di misure alternative. Tuttavia, la lentezza del sistema giudiziario e la carenza di personale rallentano l’evasione delle richieste, causando un sovraffollamento evitabile nelle carceri. I tribunali di sorveglianza, oberati di pratiche, non riescono a processare le istanze con la rapidità necessaria, costringendo i detenuti ad attendere più del dovuto.
L’intelligenza artificiale potrebbe intervenire proprio in questa fase, velocizzando la raccolta e l’analisi dei dati necessari per la valutazione delle richieste. Un sistema automatizzato potrebbe verificare più rapidamente il rispetto dei requisiti previsti dalla legge, come la disponibilità di un domicilio idoneo o la presenza di condizioni di salute incompatibili con la detenzione, alleggerendo il carico di lavoro degli operatori del settore.
Esperienze internazionali dimostrano che l’intelligenza artificiale può migliorare l’efficienza del sistema giudiziario. Negli Stati Uniti, ad esempio, viene già utilizzata per supportare i giudici nella gestione dei casi e nella redazione degli atti. Tuttavia, il suo impiego solleva anche interrogativi etici e giuridici: se da un lato l’automazione può accelerare i procedimenti, dall’altro è essenziale garantire che ogni decisione venga comunque valutata da un giudice o da un professionista qualificato, evitando che il processo diventi meccanico e impersonale.
L’adozione dell’IA nel sistema penitenziario italiano potrebbe rappresentare una svolta importante, ma richiede un’attenta regolamentazione per assicurare trasparenza e tutela dei diritti dei detenuti. Se utilizzata correttamente, potrebbe contribuire a un sistema più efficiente ed equo, riducendo i tempi della burocrazia senza sacrificare le garanzie fondamentali.
M.B
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