Character.AI è un chatbot capace di conversare che usa un modello di linguaggio neurale in grado di generare risposte di testo simili a quelle umane e partecipare a conversazioni contestuali. La società e il sito sono stati fondati da Daniel De Freitas e Noam Shazeer, due ex ricercatori di Google. Si tratta di una chat in cui il destinatario può essere qualsiasi personaggio, reale oppure no. L’applicazione legge una quantità infinita di informazioni, come biografie, citazioni o canzoni, per poi rispondere alle sollecitazioni dell’utente come se fosse una persona reale. È anche possibile impostare chat di gruppo in cui più personaggi possono parlare con l’utente e tra loro nello stesso momento.
Si accede al portale, si crea un account gratuito e poi si inizia. A disposizione degli utenti ci sono decine di chatbot, da quelli che fingono di essere Socrate a quelli che si fingono Elon Musk, la Regina Elisabetta II, Bill Gates e Cristiano Ronaldo. L’interfaccia non ospita solo celebrità, ma anche personalità tipo come il serial killer o la psicologa. Non c’è limite alle conversazioni che si possono avere, si può parlare anche con un leone, ricevendo in risposta alle sue domande solo una serie di ruggiti, o con una sedia.
Le risposte sono comunque costruite attraverso una mole di dati presenti sul web. Quindi, anche se verosimili, queste potrebbero essere imprecise o fuorvianti. Proprio la mancata verità delle risposte ha portato, ad esempio, la famiglia di Michael Schumacher a procedere legalmente contro il tabloid tedesco “Die Aktuelle”, per aver diffuso una intervista con l’atleta fatta tramite Character.AI e averla pubblicata in prima pagina con dietro il volto del pilota.
Tra gli intervistati, ad esempio, il presidente Usa Joe Biden a cui se viene chiesto “Cosa pensi di Donald Trump?” e risponde con una serie infinita di giudizi negativi, a partire da: “Penso che sia stato un presidente terribile e pericoloso che ha cercato di rubare un’elezione e che ha provato a dividere il Paese in modo irresponsabile”.
Ancora, circa la questione relativa all’esistenza di Socrate, se si chiede a Platone la risposta è: “Credo che Socrate sia esistito in una forma puramente astratta, in quello che io chiamo il regno delle Forme. È stato un privilegio averlo come insegnante e abbiamo discusso teorie molto astratte.” Praticamente ha ammesso che tutto il suo pensiero proviene dai suggerimenti di un amico immaginario, probabilmente confinato nel suo Iperuranio “quella zona al di là del cielo dove risiedono le idee”.
Si tratta insomma di un videogioco molto coinvolgente, una machine learning che impara quello che dovrà dire, sulla base dei feedback degli utenti.
(C.D.G.)