Dalla Auburn University in Alabama alla University of Oklahoma, diversi atenei stanno disattivando il loro account sulla piattaforma cinese TikTok. Negli USA TikTok è già stata precedentemente vietata sui dispositivi federali per motivi di sicurezza nazionale.
Al momento sono 19 gli Stati che hanno imposto il ban della piattaforma dai dispositivi governativi, sospettando non solo un’evasione di dati, ma anche un utilizzo del social come potenziale veicolo di propaganda cinese diretta ai cittadini statunitensi.
La diffidenza verso l’app della società cinese ByteDance da parte delle istituzioni governative e universitarie è dovuta al fatto che il governo di Pechino possa usarla inopportunamente per carpire e adoperare informazioni sensibili dagli utenti americani.
In realtà, anche il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica italiana (Copasir) ha aperto un’indagine per fare chiarezza sul come vengono utilizzati i dati ricavati dal miliardo di utenti iscritti.
Il New York Times ha riportato una dichiarazione dell’ateneo di Auburn, che ha giustificato così il divieto: “Per proteggere informazioni sensibili e per ridurre le potenziali minacce alla cybersicurezza correlate all’uso di TikTok”. Sempre alla nota testata americana il portavoce dell’app, Jamal Brown, ha comunicato: “Siamo delusi dal fatto che molti stati stanno saltando sul carrozzone della politica per l’attuazione di misure che non hanno nulla a che fare con la cybersicurezza e che sono basate su falsità su TikTok. Siamo particolarmente dispiaciuti per le conseguenze di queste affrettate politiche sulle capacità delle università pubbliche di scambiarsi informazioni, reclutare studenti e creare comunità”.
Gli studenti americani la vedono come una decisione shock perché considerano anche alcuni effetti positivi che l’app può avere per la promozione delle università sia su un fronte interno delle proprie attività, legate allo sport, ai giornali e alle radio, sia su un fronte esterno perché aiuta e facilita l’intercettazione di nuovi iscritti. Inoltre, hanno fatto notare come sia sufficiente utilizzare la connessione mobile, anziché quella wi-fi di ateneo, per accedere sulla piattaforma.
(N.T.)