Il nostro portale www.dirittodellinformazione.it ha intervistato il Consiglio Direttivo di ADGI – Associazione Donne Giuriste Italia di Milano, su alcuni effetti della pandemia e sulle iniziative che l’Associazione è riuscita a portare avanti nonostante le difficoltà dovute all’emergenza sanitaria, anche grazie alla tecnologia.
Il Consiglio Direttivo di ADGI è composto dalla Presidente avv. Mariagrazia Monegat (foto di copertina); dalla Vice presidente avv. Francesca Castiglioni; dalla Vice presidente avv. Antonella Ratti; dalla Segretaria avv. Daniela Capello e dalla Tesoriera avv. Giada Simona Andriolo (le foto delle componenti del Consiglio sono pubblicate a margine dell’intervista, nell’ordine in cui sono elencate).
Il lockdown e le restrizioni imposte dalla pandemia hanno moltiplicato i casi di violenza domestica. Come combattere il fenomeno?
Pensiamo che sia prematuro valutare dati oggettivi sull’ amplificazione della violenza domestica negli ultimi 8 mesi. Vero è che abbiamo avuto notizia di un numero rilevante di casi anche gravi, che saranno indagati dalla Magistratura.
Non possiamo dunque che proporre un pensiero in chiave sociologica.
Il fenomeno della violenza domestica va combattuto soprattutto e principalmente cambiando gli schemi culturali e gli stereotipi. Persone violente sono sovente il risultato di un ambiente violento, in cui i valori del rispetto e della comprensione reciproca sono sostituiti dalla sopraffazione, da un ingiustificato senso di potere e favoriti da modelli culturali e sociali non più accettabili nella dimensione della globalizzazione delle comunicazioni e dei saperi. Non servono certo pene più severe per debellare il fenomeno, ma interventi culturali, che nel riconoscere pari dignità e pari diritti a tutte le persone senza distinzione, pongano fine a discriminazioni e pregiudizi. La nostra Associazione ha come scopo quello di promuovere la partecipazione paritaria delle donne alla vita sociale, politica, lavorativa e a tal fine è attiva a tutti i livelli per diffondere una cultura, non solo giuridica, che riconosca pari dignità e pari diritti alle donne in ogni ambito, a partire dal linguaggio. Le professioni, i mestieri, le funzioni, gli incarichi istituzionali possono e devono riconoscere il genere femminile: avvocata, sindaca, ministra. Siamo convinte che anche attraverso la denominazione si possa giungere al riconoscimento di pari valore e generare quel rispetto indispensabile allo svolgimento di sane ed equilibrate relazioni.
Il cambio di vita imposto dalla pandemia ha danneggiato soprattutto le mamme, che hanno dovuto dividersi tra lavoro e gestione dei figli, impossibilitati ad andare a scuola. Come intervenire per evitare che le donne continuino ad essere penalizzate qualora questa situazione di emergenza sanitaria si prolungasse?
La forzata convivenza di genitori e figli, spesso in spazi ristretti, non ha avuto solo conseguenze negative. Molti padri hanno imparato a prendersi cura dei figli, ad entrare in confidenza con loro. E’ vero che nella maggior parte dei casi sono state le madri che, magari in modalità smart working, hanno comunque dovuto organizzare anche il ménage familiare. Tuttavia non è possibile generalizzare: nella nostra esperienza professionale donne in situazioni diverse, anche a seconda delle dinamiche disfunzionali in cui già prima si trovavano, hanno vissuto diversamente questa possibilità di “bolla” imposta dal lockdown.
Quali attività ha svolto la sua associazione in questo anno così impegnativo e particolare per il mondo dell’assistenza legale?
Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, la nostra Associazione ha continuato a promuovere iniziative. E’ stato organizzato un corso, articolato in tre incontri ciascuno, dal titolo “Sbagliando si impara: trasformare l’errore e generare progresso” tenuta da una counselor professionista, Rossella Cardinale. Si è tenuto un incontro per la presentazione del libro dell’avvocata Ilaria Li Vigni “Donne e Potere di fare – Presenza e azione femminile di oggi e domani”. Ci siamo affidate alle nuove modalità di comunicazione proponendo un webinar dal titolo “L’importante è la salute! Come attrezzarsi e attrezzare lo studio per riprendere l’attività professionale” con l’intervento di un medico del lavoro, Dott. Piero E. Cirla. Abbiamo istituito un’apposita commissione all’interno della nostra Associazione che si occupa di “Gender Gap” e che ha organizzato incontri e iniziative di vario genere sull’argomento. Ci siamo impegnate nella diffusione di diversi comunicati a sostegno della ratifica della c.d. Convenzione di Istambul da parte degli altri paesi Europei che ancora non vi hanno provveduto. Abbiamo sollecitato il governo e le Istituzioni Forensi ad assumere iniziative soprattutto economiche a sostegno delle avvocate (e degli avvocati) in difficoltà. Accogliendo l’invito delle Nazioni Unite che hanno sollecitato a partecipare ad un cambiamento per un mondo libero da discriminazioni, violenza ed ingiustizie, nell’ottica di promuovere i principi culturali che ispirano la nostra associazione, sulla nostra pagina Facebook abbiamo pubblicato una serie di interviste che tra le altre hanno visto la partecipazione di: dott.ssa Laura Caradonna (Presidente Consulta interassociativa Femminile di Milano). Ci adoperiamo affinchè rimanga alta l’attenzione verso quelle situazioni in cui il diritto di difesa e l’esercizio della professione forense risultano particolarmente osteggiati se non addirittura negati (vedi caso Ebru Tmtik e Nasrin Sotoudeh)
Che ruolo hanno avuto le tecnologie nelle vostre attività professionali?
Abbiamo, come si dice, fatto di necessità virtù. Così, anche le meno esperte in tecnologie si sono cimentate nell’utilizzo di piattaforme per incontri con i clienti e con le colleghe ed i colleghi. Anche le udienze sono state celebrate “da remoto”. La nostra Associazione è membro della Consulta Femminile Interassociativa di Milano ed è sostenitrice della piattaforma Women Go Digital e citando le parole della sua Presidente: l’uso delle tecnologie è un patrimonio per il mondo femminile. Le donne hanno voce anche attraverso la rete.
Proposte per migliorare le azioni di contrasto ai maltrattamenti femminili?
Per contrastare i maltrattamenti occorre che le donne siano consapevoli che la violenza, in qualunque forma espressa – fisica, psicologica, economica – non è tollerabile. Le donne devono avere il coraggio di raccontare, non devono temere di non essere credute. E’ utile ricordare ad esempio che il nostro consiglio dell’Ordine degli avvocati ha attivato uno sportello on line per le vittime di violenza, ancor prima ha proposto corsi di formazione per la lotta alla violenza contro le donne, promuovendo e sottolineando l’importanza di creare una rete interdisciplinare e di cooperazione per contrastare il fenomeno.