Maria Carla Gatto è Presidente del Tribunale per i Minorenni di Milano dall’aprile 2017, dopo aver ricoperto il medesimo ruolo presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia. Per molti anni è stata referente della formazione della magistratura italiana, anche quale coordinatrice del settore civile ed interdisciplinare del Comitato Scientifico del Consiglio Superiore della Magistratura. Curatore di pubblicazioni scientifiche, ha maturato diverse esperienze didattiche collaborando con molteplici Università Italiane.
Di seguito le sue risposte alle domande che le abbiamo rivolto.
- Quali sono i reati online più comuni commessi dai minori?
Il principale reato è il cyberbullismo. Anche il sexting, cioè la condivisione di foto, video, materiale sessuale. Infine, il sextortion, l’utilizzo dei social che espone il minore a situazioni rischiose fino a giungere a richieste estorsive.
- Secondo lei cosa spinge alcuni giovani a commettere questo tipo di reati?
Il fenomeno del cyberbullismo c’è da parecchio e si è incrementato dopo il periodo di restrizioni dovuto al Covid e, sempre attraverso questo complesso momento dell’isolamento e lontananza da scuola, sono aumentati i collegamenti a tutte quelle challenge e sfide online che possono anche tradursi in sfide mortali.
- Quali sono le possibili conseguenze legali per dei minori che commettono reati in rete?
Beh, essendo reati c’è ovviamente un processo presso il Tribunale dei Minorenni. La risposta più adeguata sarebbe una giustizia riparativa, un incontro tra vittima e autore che consenta di acquisire consapevolezza all’autore della valenza dell’atto compiuto e alla vittima il riconoscimento della propria sofferenza. Questa sarebbe la risposta più adeguata dal punto di vista educativo.
- Quali sono le strategie di prevenzione che istituzioni come la famiglia e la scuola possono mettere in atto per scongiurare il rischio che il crimine online legato alle nuove generazioni aumenti?
Intanto dovrebbero collaborare tutti tra loro in rete, famiglia, scuola e società. Questa è la risposta migliore per fare prevenzione. Proprio perché le ragioni dell’agire sono così complesse possono essere superate attraverso la collaborazione tra scuola, famiglia e contesto sociale. La chiave è quindi la collaborazione, l’alleanza per affrontare e porre in essere questa attività di prevenzione.