Il Chips act è ufficialmente entrato in vigore. Approvato definitivamente a fine luglio, il regolamento prevede investimenti fino a 43 miliardi di euro per fare crescere il mercato mondiale dei chip europei dall’attuale 10% circa al 20% entro il 2030. I semiconduttori (cioè i chip) sono infatti sempre più strategici per la produzione mondiale e, quindi, per l’economia.
Le dinamiche che hanno fatto emergere la volontà europea di regolamentare in maniera più strutturata questo mercato sono sostanzialmente tre: la sovranità digitale, le incertezze geopolitiche che si riflettono sul controllo della supply chain e il supporto alla doppia transizione digitale e green.
Il Chips act europeo è costituito da tre pilastri principali.
Il primo è l’iniziativa Chips for Europe, che facilita il trasferimento di conoscenze dai laboratori alle fabbriche di prototipi, riducendo il divario tra ricerca e innovazione e favorendo l’industrializzazione delle tecnologie innovative da parte delle imprese in Europa. Questo, nel complesso, aiuterà l’Europa a rafforzare la propria leadership tecnologica.
Il secondo pilastro mira a promuovere gli investimenti, pubblici e privati, nell’ambito della produzione e fornitura di chip, migliorando le capacità produttive nella creazione di semiconduttori.
Infine, il terzo pilastro è l’immancabile cooperazione tra gli Stati membri. Il meccanismo di coordinamento è funzionale a monitorare l’offerta di semiconduttori, stimare la domanda e anticipare le carenze con un apposito sistema di allarme.
SF