Un cambiamento di rotta dell’Europa sull’Intelligenza Artificiale per non restare esclusa dai grandi benefici di una tecnologia aperta in grado di accelerare la crescita economica e la ricerca. Questo è l’appello, di molte aziende, di ricercatori europei e italiani come Pirelli, Prada, Spotify, Meta, Exor Group e altri che si sono rivolti all’Europa in una lettera aperta pubblicata sulle testate giornalistiche più note per segnalare la problematica.
Il focus della lettera è sull’uso dei dati europei e sulle normative che ne permettano l’utilizzo per l’addestramento dell’AI a beneficio dei cittadini europei altrimenti privati dei progressi di cui godono Usa, Cina e India.
Le aziende che hanno aderito a questa decisione hanno evidenziato i modelli “multimodali” che operano con testo, immagini e audio e che consentiranno il prossimo salto in avanti nell’AI.
“Senza questi modelli – spiegano queste realtà- l’Intelligenza Artificiale verrà sviluppata altrove. Se aziende e istituzioni vorranno investire decine di miliardi di euro per sviluppare una Intelligenza Artificiale generativa per i cittadini europei avranno bisogno di regole chiare, applicate in modo coerente, che consentano l’utilizzo dei dati europei. Ma, negli ultimi tempi, le decisioni normative sono diventate frammentate e imprevedibili”.
L’Europa deve prendere una decisione che impatterà sul continente e ci saranno conseguenze nei decenni a venire: bisogna scegliere se riaffermare il principio di armonizzazione sancito nei quadri normativi come il Gdpr, offrendo un’interpretazione moderna delle sue disposizioni rispettandone i valori fondamentali. Un’alternativa, ma non la migliore, è continuare a respingere il progresso contraddicendo le ambizioni del mercato unico e restare a guardare mentre il resto del mondo sviluppa tecnologie a cui i cittadini europei non avranno accesso.
M.P