Il Consiglio dell’Unione europea ha approvato una prima intesa su nuove norme per contrastare le frodi digitali. L’obiettivo è rafforzare la prevenzione e chiarire i criteri per i rimborsi ai consumatori truffati. Ma per l’Associazione di tutela dei diritti del consumatore (Codici) la strada è ancora lunga, i segnali positivi sembrano essere insufficienti.
Le proposte introducono meccanismi di controllo più stringenti: l’introduzione di periodi di ripensamento in caso di modifiche sensibili, come l’aumento dei limiti di spesa o l’installazione di un’app bancaria su un nuovo dispositivo, pensati per evitare trasferimenti di denaro pilotati dai truffatori.
Le banche e le piattaforme digitali, comprese quelle social, dovranno condividere informazioni aggiornate sulle tecniche di frode, per rafforzare la prevenzione.
Sul fronte dei rimborsi, il Consiglio introduce il principio secondo cui la colpa del consumatore va valutata caso per caso, tenendo conto della gravità della negligenza e delle caratteristiche individuali della vittima.
Per l’associazione Codici, però, questi segnali non bastano. Il rischio è che si finisca per condannare le vittime, soprattutto in casi di frodi emotivamente manipolative, come quelle che colpiscono gli anziani. Non è accettabile che chi cede a un inganno in buona fede (magari perché spaventato per un familiare) non venga tutelato o rimborsato. Il riferimento è alle sempre più diffuse truffe con impersonificazione, in cui il criminale finge di essere un parente o un agente.
Il segretario del CIE (Associazione dei Consumatori Italiani in Europa) segnala inoltre una contraddizione: il rimborso verrebbe riconosciuto se il truffatore si fingesse un operatore bancario, ma non se interpretasse un esponente delle forze dell’ordine. Una differenza che rischia di penalizzare ulteriormente le vittime.
Codici, seguirà da vicino i lavori nelle sedi europee. Il giudizio sul testo resta sospeso: l’intenzione è positiva, ma serve maggiore chiarezza su un principio fondamentale: responsabilità della frode non può ricadere su chi la subisce.
A.C.