La legge 150/2000 è stata una pietra miliare per l’informazione pubblica in Italia ma è ormai obsoleta, necessita di essere riformata alla luce dello sviluppo dell’informazione digitale e dei social che hanno rivoluzionato anche la comunicazione degli enti pubblici. Anche l’articolo 9 della legge 28/2000 sulla par condicio va sottoposto a profonda revisione. Questo il messaggio inviato da tutti i relatori che oggi hanno partecipato all’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli al convegno “Il futuro dei giornalisti e dell’informazione nella pubblica amministrazione”, promosso dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome in collaborazione con il Consiglio regionale della Lombardia. Oltre 300 persone, tra cui un nutrito gruppo di studenti dell’Università Cattolica di Milano, hanno assistito dal vivo o in diretta streaming ai lavori.
“La pandemia – ha sottolineato nel suo intervento Ruben Razzante, Docente di Diritto dell’Informazione e Regole della Comunicazione d’Impresa all’Università Cattolica di Milano, fondatore del portale dirittodellinformazione.it e autore del “Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione” – ha evidenziato le lacune del sistema della comunicazione pubblica in Italia. Da un lato vi sono dei vuoti normativi da colmare come l’istituzione dell’obbligo di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti anche per la figura del portavoce o la trasformazione in legge della Direttiva Frattini del 2002 che indica nel 2% del bilancio la quantità minima di risorse finanziarie da impiegare sulla comunicazione. Dall’altro però anche gli iscritti all’ordine devono fare la loro parte aderendo ai programmi formativi che sono indispensabili per restare al passo con le nuove tecnologie digitali”.
La necessità di riformare la legge 28/2000 sulla par condicio nella parte relativa agli enti locali è stata sottolineata sia dalla Presidente del Corecom Lombardia Marianna Sala che da Roberto Ciambetti, Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e Presidente del Consiglio regionale del Veneto. La frequenza con cui si vota in Italia rende di fatto afone le pubbliche amministrazioni elettive per molti mesi l’anno e ciò crea un problema nella relazione tra cittadini e istituzioni, un rapporto già in crisi a causa della proliferazione di fake news e di notizie imprecise che circolano senza alcun controllo sui social. Sulle recenti vicende che hanno interessato il ruolo e l’inquadramento dei giornalisti nella P.A. è intervenuto invece il direttore della Conferenza Paolo Pietrangelo.
Particolare interesse ha sollevato la testimonianza di Giovanni Grasso, Consigliere per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica, che ha raccontato con toni coloriti e confidenziali la sua esperienza di cronista parlamentare che nel 1996 si ritrova “dall’altra parte della barricata” a gestire la comunicazione dell’allora Presidente del Senato Nicola Mancino. “Volevo capire – ha detto Grasso – se si può fare il mestiere dell’ufficio stampa senza raccontare balle ai giornalisti. Credo che la trasparenza sia un valore anche se non tutto può e deve essere per forza reso pubblico. Otto anni fa quando arrivai al Quirinale trovai uno staff di 30 persone all’ufficio stampa di cui neppure un giornalista iscritto all’albo, oggi la situazione è diversa: abbiamo assunto giovani comunicatori che gestiscono i social, che realizzano video, che si occupando di mostre ed eventi. Anche le istituzioni più prestigiose – ha concluso Grasso – devono trasformare la loro comunicazione per raggiungere i cittadini in modo comprensibile e persuasivo”.
Interessanti contributi sono stati portati da Fabio Malagnino, coordinatore dell’Ufficio Stampa del Consiglio regionale del Piemonte, e da Vittorio Sgueglia della Marra, direttore del Servizio Open Government e dell’informazione istituzionale del Comune di Trieste.
Al termine della prima parte della giornata di lavori ha portato il suo contributo Alessandro Fermi, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia. “Il cuore dell’ufficio stampa – ha sottolineato Fermi – dev’essere composto da giornalisti sia per motivi deontologici sia per le competenze specialistiche che possono e sanno portare”.
E’ seguita una tavola rotonda sulle relazioni che intercorrono tra gli uffici stampa e le redazioni, puntando l’attenzione sull’importanza del dialogo tra giornalisti. Dopo l’introduzione di Piero Mauro Zanin, Vice Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome e Presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, sono intervenuti Giorgio Sturlese Tosi, giornalista e inviato; Andrea Silla, vice caporedattore Tgr RAI Lombardia; Marco Sacchetti, caporedattore Agenzia DIRE Lombardia e Alberto Faustini, direttore quotidiano “Alto Adige”.