Nel 2014 la Corte di giustizia europea aveva segnato una svolta storica: per la prima volta, era stato riconosciuto il diritto all’oblio nel mondo digitale. Una sentenza che permetteva di richiedere la rimozione dai motori di ricerca di contenuti non più rilevanti o lesivi alla reputazione. Un traguardo giuridico che sembrava poter bilanciare la memoria infinita del web con il diritto alla reintegrazione sociale. Ma oggi, con l’arrivo dei chatbot basati su intelligenza artificiale, quello che sembrava un diritto consolidato rischia di tornare un’illusione.
Il problema nasce dalla natura stessa dell’intelligenza artificiale generativa: i modelli come ChatGPT, Gemini o Deepseek non funzionano come un motore di ricerca, che aggiorna in tempo reale le proprie fonti, ma si basano su dataset statici, spesso risalenti al 2023 o al 2024. Le informazioni cancellate da Google potrebbero quindi riemergere nelle risposte di un chatbot, se erano presenti nei dati di addestramento.
Due casi lo dimostrano. Un imprenditore edile assolto in tribunale ha scoperto che il suo nome continuava a essere associato a vicende giudiziarie su alcuni chatbot. Stessa sorte per un manager assolto da un’accusa di turbativa d’asta. In entrambi i casi, nonostante la deindicizzazione, l’AI ha riportato i fatti come se fossero ancora attuali.
Il vero cortocircuito è che i contenuti ritenuti non più rilevanti per la società vengono archiviati dai motori di ricerca, ma continuano a vivere, in forma sintetica, ricombinata e apparentemente autorevole, nei modelli linguistici. E gli utenti, ignari del funzionamento di queste tecnologie, rischiano di prendere per vere informazioni superate o distorte.
Il diritto all’oblio si fonda sull’idea che le persone possano emanciparsi dal proprio passato digitale, ma l’AI ha creato quello che sembra un loop temporale. Allora, chi proteggerà la nostra memoria dal suo ricordo?Servono strumenti, regole e consapevolezza per impedire che la tecnologia ribalti conquiste civili già acquisite, prima che a farne le spese sia la memoria della giustizia.
A.C.
Diritto dell’informazione
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