Secondo la ricerca “Intelligenza Artificiale e PA: l’opinione dei dipendenti pubblici”, realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360, in collaborazione con Microsoft Italia, che ha coinvolto un campione di 1.600 dipendenti pubblici italiani, i dipendenti pubblici italiani non temono affatto l’Intelligenza Artificiale, anzi ne apprezzano i vantaggi per il loro lavoro. La grande maggioranza non vede rischi per il proprio posto (l’80% ne è poco o per nulla preoccupato) o uno svilimento della propria mansione (78%), ma piuttosto immagina benefici per la produttività (60%), la qualità del lavoro (59%), la creatività e lo sviluppo di nuove competenze (50%). Oggi, quasi 9 lavoratori della PA su 10 hanno già utilizzato almeno uno strumento basato sull’AI e la grande parte l’ha trovata utile (il 77%), soprattutto nell’automatizzazione di procedure e compiti ripetitivi.
Dalla ricerca emerge che l’85% dei dipendenti pubblici italiani ha già utilizzato un qualche strumento basato sull’Intelligenza Artificiale. Principalmente si tratta di chatbot e assistenti virtuali (nel 68% dei casi), di app per scrivere testi o fare traduzioni (51%). Ma non mancano, seppur in misura minore, esperienze nell’utilizzo di app per creare immagini (30%), strumenti di automazione delle pratiche amministrative (28%) e programmi per la scrittura di e-mail o post social (28%). Oltre metà di quelli che hanno utilizzato l’AI l’ha fatto sia per uso personale che professionale, solo il 13% esclusivamente per lavoro.
Sulla base di questa esperienza, la grande maggioranza dei lavoratori della PA considera utile l’Intelligenza Artificiale (lo è molto o abbastanza per il 77%, lo è poco o per nulla utile solo per il 6%). I giudizi sono omogenei tra i diversi comparti del settore pubblico, anche se i più positivi sono quelli dei lavoratori della Scuola-Università, i meno positivi quelli dei lavoratori della Sanità. Nel quadro di giudizi complessivamente positivi, quelli dei dirigenti o di chi ricopre ruoli direttivi sono leggermente migliori rispetto a quelli dei semplici dipendenti. Chi non ha mai utilizzato strumenti di AI non l’ha fatto prevalentemente perché sono mancate occasioni per farlo (78%), mentre sono marginali i casi di chi esprime pregiudizi negativi: il 14% perché teme rischi per la privacy e la sicurezza, il 12% perché preferisce le soluzioni tradizionali, il 5% perché non ritiene questi strumenti efficaci e accurati.
Secondo i dipendenti pubblici italiani, le applicazioni di AI più utili per la PA sono quelle di automatizzazione di procedure e compiti ripetitivi (74%). Ma sono importanti anche quelle che permettono di personalizzare ed efficientare i servizi agli utenti (47%) e quelle di assistenza virtuale per fornire informazioni ai cittadini (42%). Mentre, sono ancora meno immaginati utilizzi per l’analisi predittiva (36%) o il rilevamento frodi o anomalie (33%).
Per i dipendenti, la principale difficoltà nell’introduzione dell’AI nell’amministrazione è di tipo organizzativo, perché la dirigenza non è ancora preparata a nuovi modelli di gestione del lavoro e del personale (lo evidenzia quasi metà degli intervistati, il 47%). Poi ci sono criticità etiche, per le distorsioni che possono favorire stereotipi e discriminazioni (39%), minacce alle privacy per il meccanismo di condivisione e interoperabilità di dati (35%), riduzione dell’empatia e delle relazioni con il cittadino (35%), errori e distorsioni per la limitata accuratezza delle procedure (34%).
Per quanto riguarda il proprio ruolo professionale, le preoccupazioni sulle conseguenze dell’AI sono limitate. Il 18% dei dipendenti pubblici è abbastanza/molto preoccupato di perdere relazionalità ed empatia, il 15% di non avere le competenze adeguate a gestire il nuovo compito, il 10% pensa che l’AI svilisca la propria mansione lavorativa. Solo l’8% teme di perdere il posto di lavoro.
Dalla ricerca emerge chiaramente il desiderio di tutti coloro che operano nel mondo pubblico di abbracciare queste nuove tecnologie per rendere ancora più efficiente e produttivo il loro lavoro. Nodo cruciale in questo processo di trasformazione epocale sono le competenze, digitali ma soprattutto trasversali, che consentono di cogliere appieno i benefici, massimizzare l’impatto positivo e promuovere un’adozione responsabile di queste tecnologie innovative.
C.T.