L’ultimo biennio è stato caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, la digitalizzazione è stata incrementata con nuovi strumenti che hanno reso possibile il prosieguo delle attività a distanza a seguito della pandemia.
In questo scenario, una categoria particolarmente coinvolta è stata quella dei lavoratori con la diffusione dello smart working che, a fronte dei vantaggi sopracitati, ha portato con sé un aumento del fenomeno dell’iperconnessione, termine coniato da due psicologi canadesi per indicare la continua disponibilità dell’individuo nel ricevere in qualsiasi momenti e-mail, telefonate, messaggi senza più distinzione tra vita privata e impiego lavorativo.
La prima istituzione ad intervenire a tal proposito è stata la Corte di giustizia dell’Unione Europea, la quale ha sottolineato la necessità di tenere separato orario di lavoro e tempo di riposo del singolo dipendente.
Una svolta è stata raggiunta con la Direttiva del gennaio 2021 del Parlamento UE, grazie alla quale è stato introdotto il diritto alla disconnessione, diritto sociale e umano strettamente collegato al benessere e alla salute fisica e mentale dei lavoratori.
Questo concede ai dipendenti la possibilità di spegnere cellulare, computer e non rispondere più a e-mail professionali finito l’orario di servizio senza subire ripercussioni disciplinari o retributive.
Il lavoratore viene così tutelato anche per quanto concerne la propria salute, che l’iperconnessione può mettere a rischio portando a conseguenze come ansia, esaurimento, stress.
Ma qual è la situazione in Europa a seguito di questa Direttiva?
Ad oggi non c’è un’unica norma riconosciuta e applicata da tutti gli Stati membri e pertanto ogni Paese si regola da sé, sebbene si stia lavorando per rendere la proposta una legge vera e propria applicabile senza distinzioni a tutti i lavoratori.
In Italia il tema il diritto alla disconnessione è tutelato grazie all’art.19 della legge n.81/2017 e alla legge n.61/2021 che stabiliscono per i dipendenti in smart working delle fasce orarie “libere” da qualsiasi attività inerente il proprio lavoro.
In rassegna di seguito vediamo alcuni esempi di come la materia viene regolamentata negli altri Paesi europei:
– Germania: ancora nessuna norma vigente sul tema, diritto alla disconnessione garantito da iniziative liberamente attuate da imprese private che concedono la possibilità di scollegarsi ai propri dipendenti;
– Belgio: legge introdotta il 1° febbraio 2022 che riguarda i soli dipendenti del Governo federale;
– Spagna: diritto alla disconnessione riconosciuto dalla giurisdizione spagnola, la legge invita le parti sociali a stipulare contratti collettivi che tengano conto di ciò;
– Francia: non una vera e propria legge esistente ma Accordo Nazionale Interprofessionale del 2013 che suggerisce ai datori di lavoro l’individuazione di periodi di tempo liberi per i propri dipendenti.
Il diritto alla disconnessione è un ottimo modo per aumentare il benessere dei lavoratori impiegati da remoto.
Le risorse da remoto notoriamente hanno meno opportunità di confrontarsi e socializzare rispetto ai colleghi in ufficio. Farle sentire parte integrante dell’organizzazione concedendo loro momenti di relax è una piccola attenzione che aiuta a definire una sana e inclusiva cultura aziendale.