Il Garante della Privacy ha sanzionato il ministero dell’Interno italiano per la diffusione da parte di due questure, nel corso di conferenze stampa, di immagini e video di persone arrestate o detenute. Si trattava infatti di contenuti lesivi della dignità dei soggetti coinvolti, senza che la divulgazione fosse giustificata da necessità di giustizia o di polizia.
Nel primo caso, un video mostrava i volti in primo piano e i nominativi di otto persone arrestate e le immagini dei momenti in cui, con il volto coperto, venivano condotte dagli agenti di polizia nelle auto di servizio. Il video è stato liberamente visibile per oltre 5 anni sul profilo Facebook di una questura, prima dell’intervento dell’Autorità. A causa delle caratteristiche dell’inquadratura e della presenza del logo della Polizia di Stato, il Garante ha ritenuto che le immagini fossero assimilabili alle foto segnaletiche e la loro diffusione è consentita solo nel momento in cui ricorrono fini di giustizia e di polizia o motivi di interesse pubblico. Durante dell’istruttoria, però, non è emersa alcuna necessità di divulgare le immagini in questione come aggiunta alle informazioni fornite alla stampa e quindi la questura è incorsa in un trattamento eccedente e lesivo della dignità della persona. Tale dignità, come viene sottolineato dalla Suprema Corte, deve essere tutelata in ogni situazione e specialmente quando un soggetto si trova in una situazione di momentanea inferiorità e/o stato di soggezione. La sanzione per questo episodio è stata di 60 mila euro.
Nel secondo caso, un’altra questura ha divulgato alla stampa, sempre senza che ve ne fosse alcuna necessità, le generalità e l’immagine in primo piano di una persona che si trova carcere. Questo per dare la notizia di un ulteriore provvedimento restrittivo emesso nei suoi confronti. Per il Garante anche questa divulgazione di dati personali è illecita ed ha applicato al ministero una sanzione pecuniaria di 50 mila euro.