Si tratta di un foundation model, progettato per adattarsi a numerosi compiti e addestrato su un’enorme mole di dati relativi all’attività del Sole, del quale si punta ad approfondire le condizioni meteo. Lo strumento ha come ulteriore obbiettivo quello di prevedere le esplosioni di radiazioni elettromagnetiche (brillamenti), al fine di tutelare sia gli astronauti in orbita, sia le infrastrutture terrestri.
L’addestramento, della durata di nove anni, è avvenuto tramite i dati raccolti dal Solar dynamics observatory della NASA (Sdo), uno strumento che, ruotando attorno al sole, da quindici anni scatta immagini della stella ogni 12 secondi. Studiando le lunghezze d’onda elettromagnetiche, Sdo è in grado di stimare la temperatura degli strati solari e di analizzare i movimenti di energia che avvengono all’interno della stella e che possono essere causa di tempeste solari.
In precedenza, il difficile compito di interpretare i dati ricadeva nelle mani degli esperti di eliofisica, mentre ora è nelle mani dell’AI, che ha permesso anche la creazione di un gemello digitale del sole. Gli sviluppatori di Surya, grazie all’unificazione dei vari formati dei dati inseriti nel modello e grazie all’impiego di un vision trasformer a lungo raggio, che consente l’analisi dettagliata di immagini ad altissima risoluzione, sono riusciti a creare una replica virtuale e dinamica del sole.
Questo gemello si aggiorna infatti ogni volta che vengono acquisti nuovi dati e le sue prestazioni vengono ottimizzate dal meccanismo dello spectral gating che, filtrando il rumore nei dati e aumentando la qualità delle informazioni elaborate, riduce l’utilizzo della memoria fino al 5%.
Il sistema si è rivelato essere estremamente adattivo e affidabile, e di essere in grado di integrare dati provenienti anche da altri strumenti. Per la prima volta, grazie a Surya, è stato inoltre possibile prevedere un brillamento con due ore di anticipo rispetto al manifestarsi di esso.
S.B.
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