La direttiva mira a prescrivere agli Stati membri obiettivi di ristrutturazione degli immobili residenziali e non, al fine di aumentarne l’efficienza energetica, riducendo sostanzialmente le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edilizio entro il 2030, rendendolo climaticamente neutro entro il 2050. Si tratta di norme sulle quali c’è la massima attenzione dei governi e, in particolare, di quello italiano. La posizione negoziale europarlamentare è stata adottata con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni. I deputati italiani della coalizione di governo in Italia hanno votato contro.
Gli Stati dovranno dare una sterzata alla transizione green sulla base di un nuovo dirigismo orientato su due settori: l’auto e le costruzioni. Nota la transizione al 100% elettrico entro il 2035 per l’auto, vediamo ora cosa contiene la direttiva promossa dal Parlamento europeo oggi. In primo luogo, gli edifici sono classificati per impatto ambientale su una scala che va da A a G. Quest’ultimo punteggio è dato su criteri meramente soggettivi ed è corrispondente al 15% degli edifici con le peggiori garanzie di efficienza energetica in tutto il patrimonio immobiliare di un Paese. Quindi la G dell’Italia è diversa da quella di un Paese dalle caratteristiche socio-economiche e storiche ben diverse, che dovranno sostenere spese molto minori per riqualificare i loro edifici partendo da un livello di efficienza più basso.
La direttiva prescrive poi che gli edifici residenziali dovrebbero raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030 e D entro il 2033. Inoltre, ogni nuovo edificio dovrà essere realizzato a emissioni zero a partire dal 2028 se costruito da privati e dal 2026 se costruito per fini pubblici. L’Italia si trova in una situazione di tempi stretti e costi un po’ troppo elevati. Per questo motivo, il Ministro dell’ ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha chiesto una seria presa in considerazione di quella che è la situazione italiana, situazione diversa rispetto a quella di altri paesi europei. Anche la Francia di Macron ha mostrato diverse perplessità, così come l’Olanda Mark Rutte appare la più vicina all’Italia di Giorgia Meloni nel contrastare pressoché in toto la direttiva odierna.
Tralasciando le posizioni a favore o sfavore dei singoli Stati, ricordiamo che quello dell’Eurocamera è il primo, decisivo, via libera per le direttive sulle case green. L’approvazione però non permette l’entrata in vigore del provvedimento della Commissione. Il testo, ora, sarà oggetto del negoziato finale tra Consiglio Ue ed esecutivo europeo prima di tornare in Plenaria.
L’entrata in vigore della direttiva, quindi, non è scontata.
(G.S)
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