L’uso delle intelligenze artificiali a Hollywood non è futuro: è realtà, va avanti da tempo e soprattutto va avanti senza che gli spettatori se ne accorgano. Va avanti da tempo ed è declinato lungo due filoni principali: le immagini e la voce, come spiega Matt Panousis, direttore operativo di Marz.
Nata nel 2018, Marz si occupa del deaging/aging degli attori, cioè del ringiovanimento o invecchiamento dei loro volti, attraverso la sua Vanity AI: “Usiamo un database generale di facce, affinato per le esigenze specifiche, cioè con i dati dell’attore o attrice su cui dobbiamo intervenire”, ci ha spiegato Panousis.
Marz, che ha 270 dipendenti in 26 paesi, ha investito milioni di dollari per partire, soprattutto per acquistare computer e schede grafiche, e fa tutto in autonomia: sceglie la persona su cui intervenire, seleziona la parte del volto che interessa e imposta i parametri per decidere l’entità della modifica che potrà essere applicata in ogni scena in cui appare quella specifica parte del volto.
Velocità e convenienza economica sono i due vantaggi che hanno quelli di Flawless: fondata nel 2018, ha 50 dipendenti e una sua IA, chiamata TrueSync, che viene usata per doppiaggi e lipsync. Come Visual AI, parte da un database iniziale che viene adattato a seconda delle esigenze: “Il movimento delle labbra condiziona altre parti del viso, perché quando si parla, pure le sopracciglia si possono spostare” ci ha ricordato Mann, co-funder e attuale CEO di Flawless.
I doppiatori, però, hanno indetto uno sciopero il 21 febbraio scorso per denunciare l’intelligenza artificiale che sta minando il loro lavoro e i loro stipendi. “L’avvento della nuova tecnologia rischia di sostituire la categoria, fiore all’occhiello della nostra industria cinematografica”, hanno denunciato.
(V.M)
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