I procuratori generali di almeno undici Stati vogliono verificare se il social network Instagram abbia violato o meno le leggi che tutelano i bambini e i giovanissimi esponendoli ai rischi, pur essendo a conoscenza dei danni alla salute fisica e mentale associati all’uso della piattaforma per una parte del pubblico.
La procuratrice generale di New York, Letitia James, afferma: “Ripetutamente Mark Zuckerberg e le società che guida hanno messo i profitti sopra la sicurezza, ma la nostra indagine cercherà di mettere fine a questo comportamento. La nostra coalizione non esiterà a intraprendere qualsiasi azione necessaria per proteggere i bambini e i ragazzi dai danni che Instagram e altri social media rischiano di causare loro”.
Le fa eco il procuratore della California Rob Bonta: “Per troppo tempo Meta ha ignorato lo scompiglio che Instagram ha scatenato contro il benessere dei bambini e dei teenager. Quando è troppo è troppo”.
L’indagine sarà condotta da una coalizione di governatori sia repubblicani che democratici, tra cui quelli di California, Florida, Kentucky, Massachusetts, Minnesota, New Jersey, New York e Nebraska, ha scritto il New York Times. Gli stati indagheranno sulle “tecniche utilizzate da Meta per aumentare la frequenza e la durata del coinvolgimento dei giovani e delle giovani utenti, e i danni provocati da un coinvolgimento così prolungato”, ha affermato il procuratore generale del Nebraska Doug Peterson.
Si tratta dell’ennesimo colpo per il gruppo guidato da Mark Zuckerberg, la cui reputazione è stata pesantemente macchiata nelle ultime settimane dalle rivelazioni della whistleblower Frances Haugen. La donna, ex dipendente di Facebook che ha svelato al Congresso Usa e ai giornali americani alcuni documenti raccolti quando ancora lavorava nell’azienda.
Dai report diffusi emergerebbe in maniera chiara che il gigante dei social network è stato per molto tempo consapevole, proprio attraverso le sue ricerche, dei danni psicologici causati da Instagram tra i bambini e adolescenti. “Facebook, ora chiamato Meta, non è riuscito a proteggere i giovani sulle sue piattaforme, anzi, ha scelto di ignorare e in alcuni casi rafforzare le pratiche che rappresentano una reale minaccia per la salute fisica e mentale dei più giovani, sfruttando i bambini a soli fini di profitto”, ha detto Healey.
Inoltre, quei documenti hanno confermato i fallimenti di Facebook nel contrastare la disinformazione e l’incitamento all’odio e alla violenza, aggiungendo però alcuni nuovi elementi riguardo alla presunta inclinazione dell’azienda a privilegiare i profitti a scapito dell’introduzione di possibili misure di contrasto degli effetti negativi delle piattaforme.
Un portavoce della società Meta in merito all’indagine dichiara: “Queste accuse sono false e dimostrano che c’è un grande malinteso sui fatti. Mentre le sfide per tutelare i giovani online coinvolgono tutto il settore, noi siamo stati una guida nella lotta al bullismo e nel sostenere le persone in difficoltà con pensieri suicidi, di autolesionismo e disturbi alimentari. Continuiamo a sviluppare nuove funzioni per aiutare chi potrebbe imbattersi in confronti sociali negativi o avere problemi con il proprio corpo. Tra queste ‘Prenditi una pausa’, una funzione che verrà introdotta prossimamente, e modi per spingere le persone verso altri contenuti, nel caso siano bloccate su un solo argomento. Continuiamo a sviluppare strumenti di controllo e supervisione per i genitori e stiamo valutando ulteriori soluzioni predefinite in grado di fornire agli adolescenti esperienze adeguate alla loro età”.