Il Recovery Fund potrebbe accelerare la svolta verso un utilizzo massiccio della telemedicina, secondo Martino Politi, Presidente di ADiLife, intervistato oggi dal nostro portale.
La pandemia ha messo a nudo le carenze del nostro sistema sanitario. Che ruolo potrebbe giocare la telemedicina per prevenire altre eventuali emergenze future come quelle che stiamo vivendo tragicamente?
La pandemia ha messo in evidenza che negli ultimi venti anni il Servizio Sanitario Nazionale ha inesorabilmente abbandonato ogni forma di assistenza sanitaria sul territorio, accentuando il ruolo centrale e quasi esclusivo dell’ospedale, fatto salvo il Medico di base, comunque lasciato solo e senza alcuna relazione con i Distretti delle Asl e con le strutture ospedaliere.
E’ quindi evidente, ma ce ne siamo accorti dopo, che soluzioni di assistenza basati sulla telemedicina, con la capacità di governare i fenomeni della salute in remoto con la stessa accuratezza diagnostica, avrebbe potuto agire positivamente in due modi, da una parte evitando gli affollamenti sui Pronto Soccorso, e dall’altra fornendo al Medico di base strumenti di assistenza e protezione remota, quale ad esempio il progetto “10 per 10”, lanciato dall’Istituto Spallanzani in collaborazione con la FIMMG e la Regione Lazio, circa la possibilità di curare pazienti affetti da Covid, con dispositivi che forniscono al medico di base, a studio, i principali parametri vitali circa lo stato di salute del paziente isolato e a casa.
Che cosa saremmo riusciti a evitare degli effetti devastanti della pandemia se fossimo stati più attrezzati sul piano della telemedicina ? Ci faccia esempi concreti.
Avremmo potuto fare molte cose se attrezzati però per tempo e alcune cose sono state fatte sia pure in modo spot. Oltre a ridurre la pressione sugli ospedali fornendo migliori risorse e strumenti ai Medici di base e alle strutture territoriali, dando forza alla medicina del territorio, avremmo potuto agire in parallelo e in modo virtuoso sulle liste di attesa dei tanti malati no Covid, che hanno subito pesanti ritardi e rallentamenti. Anche questo in alcuni casi è stato fatto, ma sempre su base individuale.
Esempi a me noti sono quello di Asl Roma 3 che ha da subito avviato una attenta gestione degli isolati e positivi attraverso l’uso della piattaforma di telemedicina di cui si era già dotata per le patologie croniche e le fragilità; e Asl Roma 2, dove invece ha prevalso da tempo l’uso intelligente della tele-visita, ad esempio in diabetologia, per andare incontro alle esigenze dei pazienti, da una parte necessitati di visite specialistiche, dall’altra non disposti più a frequentare l’ambulatorio del medico specialista.
Ci sono esperienze di altri Stati in questo campo ?
Certamente sì, se lasciamo da parte gli Stati Uniti ed Israele, sempre più avanti in tali mercati, e se restiamo più vicino a noi, la Germania oggi è il paese che ha affrontato in modo evoluto la legislazione circa la telemedicina al livello di Bundestag, e già dal gennaio di questo anno, sono state introdotte forti novità sul tema della innovazione digitale nella sanità quale ad esempio la possibilità di poter prescrivere delle App vere e proprie quali strumenti terapeutici alla stregua dei farmaci, le cosiddette Digital Therapeutics.
E in Italia ? Oltre alla iniziativa alla quale avete collaborato allo Spallanzani avete notizia di iniziative analoghe ?
Il progetto “10 per 10” dello Spallanzani con i Medici di base e la Regione Lazio è frutto della collaborazione della azienda Adilife, che rappresento, con una importante e grande azienda Pharma, Takeda Italia, che ha fortemente voluto questo progetto (MyHospitalHubPRO) e lo ha sponsorizzato, cogliendo appieno la forte esigenza legata al Covid e al suo diffondersi. E’ stata per noi di Adilife una grande soddisfazione quella di essere partner della azienda giapponese Takeda Italia. Notizie analoghe e a me vicine, circa l’esperienza dello Spallanzani, sono quelle di Asl Roma 2 e Asl Roma 3 precedentemente menzionate.
E’ chiaro che essendo la sanità a livello regionale e non potendoci essere iniziative centralizzate, se non delle linee guida relative alla Telemedicina, o delle raccomandazioni, (vedi il MID con la “Call for Action” sulla telemedicina e il Covid dello scorso marzo 2020, che ha selezionato le 5 migliori soluzioni di telemedicina, fra cui la nostra) non è facile avere evidenza di fenomeni simili sviluppati altrove.
E’ chiaro però che il Covid ha ormai sdoganato la telemedicina ed è perciò importante che adesso se ne parli e dai primi segnali che si hanno sugli organi di stampa, il Recovery Fund vedrà certamente, fra gli altri, importanti progetti di telemedicina al centro della innovazione nella sanità digitale, allo scopo di colmare il gap sulla medicina di prossimità.
Ha eventuali proposte per accelerare i tempi delle digitalizzazione del settore sanitario?
Creare una governance che coinvolga i principali stakeholders quali ad esempio le associazioni dei pazienti, i clinici, e il management sanitario per condividere i processi funzionali alla base di una trasformazione digitale, che impatterà sui modelli organizzativi correnti, e in una logica di partnership Pubblico/Privato.
E’ vero che esistono le linee guida del Ministero della Salute, ma con una sanità a carattere regionale, ogni iniziativa dovrà poi essere declinata in chiave locale, col rischio di difformità.
Il Covid ha messo in evidenza queste forti discrasie a livello regionale, e le difficoltà a dare una guida univoca e sicura dal centro, e forse anche in questo caso bisognerebbe aspettarsi delle aperture di nuova e diversa ispirazione.
La grande e irripetibile occasione del Recovery Fund e delle notevoli quantità di progetti e denaro previste per la sanità e la sua digitalizzazione, potrebbe essere l’occasione principe per recuperare il tempo perduto ed attivare un modello omogeneo e funzionale di grande innovazione.
Ci aspettano perciò due o tre anni straordinari!!