Tra il 2023 e il 2027 saranno richieste competenze green a circa 2,4 milioni di lavoratori e competenze digitali a poco più di due milioni di occupati. Un fenomeno che monterà anche sulla spinta degli investimenti del Pnrr, il cui effetto espansivo dipenderà, però, dalla possibilità di superare le criticità nel reperimento di personale sia in termini di shortage gap che di skill gap.
In questo contesto, dunque, risulta strategico investire sulla formazione e sul reclutamento dei dipendenti pubblici. Oltre il 90% riguarderà la componente di replacement, ovvero circa 676 mila dipendenti pubblici dovranno essere sostituiti tra il 2023 e il 2027.
Unioncamere ha stimato i costi per i diversi settori dell’economia derivanti dal minor valore aggiunto prodotto a causa dell’inserimento ritardato delle professioni difficili da reperire. Considerando una tempistica di difficoltà di reperimento compresa tra due e 12 mesi, si è stimata per il 2022 una perdita di valore aggiunto di 37,7 miliardi di euro, pari al 3,1% di quanto generato dalle filiere dell’industria e dei servizi inserite nel campo d’osservazione dell’indagine Excelsior.
Si stima che tra il 2023 e il 2027 il 34,3% del fabbisogno occupazionale riguarderà personale in possesso di una formazione terziaria (laurea o diploma Its Academy), il 48,1% profili in possesso di un diploma di tipo tecnico-professionale.
Si prevede che nel prossimo quinquennio risulterà più marcata la carenza di offerta di laureati nell’indirizzo medico-sanitario (mancheranno 12 mila laureati ogni anno), in quello economico-statistico e di lavoratori con un titolo terziario nelle discipline Stem. In particolare, in queste discipline si osservano i mismatch più critici nell’ambito delle scienze matematiche, fisiche e informatiche e in quello ingegneristico.
La difficoltà di reperimento del personale nel 2022 ha riguardato il 40% delle assunzioni e tenderà come detto ad aumentare ulteriormente anche per l’accelerazione della domanda attesa come effetto degli investimenti Pnrr.
Nei prossimi anni gli investimenti Pnrr saranno tra i fattori determinanti per la crescita dell’economia e dell’occupazione. Dalle stime sull’impatto del Pnrr, quattro filiere appaiono maggiormente trainate dai fondi europei: costruzioni e infrastrutture dovrebbe assorbire il 21% del flusso di occupati complessivi che sarà attivato grazie al Pnrr, il 18% turismo e commercio, il 16% i servizi avanzati e il 13% formazione e cultura. Il Pnrr intensificherà anche la richiesta di competenze per affrontare i processi di transizione verde e digitale.
(V.M)