Il Regolamento, che stabilisce limiti e regole per l’uso dell’Intelligenza Artificiale, avrà – a parere di chi scrive – inevitabili e indubbie ripercussioni non solo sul ruolo dell’Avvocato ma in generale sull’intero settore giuridico. La consapevolezza che la tecnologia dapprima e l’Intelligenza Artificiale poi possa condizionare il mondo del diritto, storicamente caratterizzato da principi (anche deontologici) più tradizionalisti e conservatori rispetto ad altre professioni intellettuali costituisce – di per sé – un’innovazione.
Fino a pochi anni addietro si pensava – infatti – che la professione dell’Avvocato, richiedente una combinazione di competenze legali, abilità comunicative, etica professionale e una conoscenza approfondita del sistema giuridico potesse essere esclusivamente appannaggio di professionisti in carne e ossa. Per tale ragione il mondo del diritto è stato, per molto tempo, particolarmente restio persino all’adozione di strumenti telematici per lo svolgimento dell’attività professionale in ambito giuridico.
Solo di recente e anche in ragione dell’emergenza epidemiologica che ha impedito, per lungo tempo, lo svolgimento di attività in presenza, si è assistito a un mutamento sostanziale delle modalità di svolgimento delle attività legali. Anche i processi giudiziari hanno iniziato a tenersi in maniera digitale, con udienze “da remoto” svolte tramite piattaforme telematiche di videoconferenza.
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale e di innovativi sistemi di AI Generativa (quali ad esempio ChatGPT) avrà dunque sicuro impatto sul mondo legale e accelererà, a opinione di chi scrive, questa evoluzione tecnologica e anche culturale, già in atto.
Tra le misure adottate, ci sono divieti e/o comunque limitazioni sugli usi dell’AI considerati intrusivi o discriminatori, come il social scoring, l’uso di sistemi di identificazione biometrica remota in spazi pubblici, i sistemi di polizia predittiva e l’uso di software per il riconoscimento delle emozioni da parte delle forze dell’ordine.
I sistemi di AI generativa, quali ChatGPT, dovranno poi rispettare requisiti di trasparenza e dovranno quindi dichiarare che il contenuto è stato generato dall’AI. Sono previste inoltre misure per distinguere le immagini deep-fake da quelle reali e per evitare la generazione di contenuti illegali.
Con specifico riferimento all’impatto sulla professione legale, il Regolamento richiederà un’attenzione particolare alle questioni relative alla privacy dei dati e trasparenza nelle applicazioni di AI impiegate nel settore legale. Gli avvocati potrebbero dover affrontare nuove sfide nel garantire che le tecnologie AI che in futuro utilizzeranno siano conformi alle normative e non violino i diritti dei clienti o di terze parti.
Il regolamento potrebbe anche stimolare lo sviluppo di nuove soluzioni AI che siano etiche e rispettose dei diritti fondamentali, spingendo il settore legale verso un utilizzo più consapevole e responsabile dell’Intelligenza Artificiale.
Credo tuttavia che l’Intelligenza Artificiale e i relativi strumenti che verranno adottati, se utilizzati in maniera consapevole e corretta, possano incidere positivamente sulla professione di Avvocato. L’AI potrà automatizzare compiti ripetitivi come la revisione di documenti legali e la ricerca di precedenti, permettendo agli Avvocati di concentrarsi su aspetti più strategici e analitici del loro lavoro. Tali strumenti potrebbero automatizzare le attività legali ripetitive e di routine, come la ricerca di casi giuridici, l’analisi di contratti, la preparazione di documenti standard e la gestione documentale. Questo da un lato potrebbe aumentare l’efficienza e, dall’altro, potrebbe anche ridurre i costi per i clienti.
Gli strumenti di AI, anche se di recente sviluppo e dunque indubbiamente ancora migliorabili, hanno già la capacità di analizzare – in tempi straordinariamente brevi – grandi volumi di dati e/o documenti, per fornire insight e richiamare l’attenzione di chi utilizza lo strumento su dettagli e passaggi del documento che potrebbero non essere immediatamente evidenti.
L’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale potrebbe anche semplificare l’organizzazione, l’indicizzazione e il recupero di grandi quantità di informazioni legali, facilitando il lavoro quotidiano degli Avvocati nell’analisi della documentazione. Questo potrà aiutare gli avvocati a prendere decisioni più informate e strategiche e fornire consulenza ancor più specifica.
L’AI potrebbe rendere anche i servizi legali maggiormente accessibili, consentendo un primo orientamento su questioni e problematiche di diritto anche per coloro che non possono sostenere i costi di un Avvocato. Inoltre, l’avvento della tecnologia e l’applicazione degli strumenti di AI nel diritto richiederà un ulteriore innalzamento delle conoscenze tecnico-informatiche richieste ai legali e lo sviluppo di nuove competenze. Gli avvocati dovranno essere infatti avvezzi all’uso dell’Intelligenza Artificiale e alla sua applicazione nel diritto e potrebbero emergere nuove specializzazioni che si concentrino in una sempre più fitta commistione tra tecnologia e diritto.
Anche il comparto giustizia in generale potrebbe beneficiare dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale. I sistemi generativi fondati sull’AI potranno infatti fornire numerose indicazioni circa gli orientamenti di un dato Tribunale o, addirittura, di un determinato Giudice su una precisa questione giuridica, dando luogo a quel fenomeno di previsione del possibile esito di una controversia (sulla base dell’esame delle precedenti soluzioni date) che va sotto il nome di “giustizia predittiva”.
Ritengo (e auspico) però che il ruolo dell’Avvocato rimanga fondamentale per la negoziazione, per l’interazione con il cliente specie con riferimento alle materie maggiormente caratterizzate da una necessaria empatia (es. diritto di famiglia) e per la rappresentanza in Tribunale.
In merito al rapporto col cliente, il principio determinante per il Codice Deontologico è infatti quello di mantenere il privilegio del rapporto interpersonale con l’Avvocato, proteggendo le comunicazioni confidenziali e incentrando l’attenzione sulle questioni di sicurezza dei dati e della privacy.
Nell’utilizzo degli strumenti forniti dall’Intelligenza Artificiale l’Avvocato dovrà quindi affrontare delle questioni inerenti la sicurezza dei dati, soprattutto quelli sensibili che potrebbero richiedere misure aggiuntive di sicurezza e conformità normativa. Per evitare che l’Avvocato possa essere soggetto a responsabilità, potrebbe dover investire nella formazione continua per comprendere le nuove tecnologie e adattare le proprie competenze professionali.
La costruzione di una relazione di fiducia tra Cliente e Avvocato è comunque essenziale. Gli esseri umani sono in grado di stabilire connessioni personali e di adattarsi a stili di comunicazione specifici, contribuendo a creare un ambiente in cui il cliente si senta compreso e supportato. Pertanto, nel caso in cui l’Avvocato decidesse di avvalersi degli strumenti forniti dall’Intelligenza Artificiale, nel rispetto del principio di trasparenza, dovrà informare il cliente sull’utilizzo dello strumento.
Gli strumenti offerti dall’Intelligenza Artificiale potranno dunque fornire supporto decisionale all’Avvocato, aiutandolo a prendere decisioni informate sulla strategia legale da adottare. Tuttavia, la responsabilità finale della decisione ricadrebbe (e ricadrà, almeno si spera) comunque sul legale.
In conclusione, l’Intelligenza Artificiale svolgerà senz’altro un ruolo importante (per non dire fondamentale) nell’automatizzazione di alcune attività legali e nella gestione delle informazioni, ma il rapporto umano rimarrà (ci si augura) insostituibile per molte questioni legali che richiedono empatia, discernimento etico e comprensione personalizzata. L’individuazione di un equilibrio efficace tra l’Intelligenza Artificiale e l’apporto umano potrà comportare però, a opinione di chi scrive, un servizio legale più completo ed efficiente.
Avv. Mirko Platania – Cultore di Diritto dell’informazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (cattedra prof.Ruben Razzante) e Componente Commissione “Innovazione” dell’Ordine degli Avvocati di Milano