Nella serata del 21 novembre, nella sede centrale della Assolombarda a Milano, si è tenuta la presentazione del Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione curato del professor Ruben Razzante, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, affiancato dalla dottoressa Laura Bononcini (Public policy director di Facebook per l’area sud europea) e dal dottor Carlo Gorla (Responsabile sviluppo format per Mediaset). L’incontro è stato introdotto dal moderatore Sandro Neri (direttore de Il Giorno) che, prima di incalzare gli ospiti della serata con delle domande, ha presentato al giovane pubblico il Prefetto della città meneghina Renato Saccone e il Comandante Interregionale dei Carabinieri Gaetano Maruccia i quali, adottando come punto di partenza le rispettive “attività sul campo”, donano ai relatori numerosi spunti da cui partire. Dopodiché il moderatore pone i tanto attesi quesiti agli ospiti chiedendo al professor Razzante di spiegare i cambiamenti avvenuti nel giornale in seguito all’avvento dei tanto temuti social media, mentre al dottor Gorla viene posta la medesima domanda solo relativa al mondo televisivo. Le risposte si rassomigliano: i mondi su cui si trovano social media e media tradizionali sono ora così vicini, i social media sono in grado di dare ulteriore credibilità all’editoria, generano una maggior utenza nelle piattaforme digitali e, inoltre, hanno permesso di modificare la figura del giornalista il quale deve riuscire a comprendere quanto la vita pubblica e privata siano ormai la stessa cosa e che, dunque, è richiesta coerenza e trasparenza; è il professor Razzante a richiamare l’importanza della deontologia dei giornalisti definendola come “la bussola virtuosa” necessaria per la credibilità di quest’ultimo. I temi trattati permettono alla dott.ssa Bononcini di intervenire in favore di Facebook e del ruolo che sta svolgendo nel mondo dell’informazione grazie alla creazione (per ora solo negli Stati Uniti, prossimamente in Italia) di “News”, un’area esterna a Facebook nonostante integrata alla piattaforma dedicata all’informazione che prevede una remunerazione per gli articoli scritti dove Facebook svolgerebbe un controllo di tipo editoriale. Successivamente, tuttavia, la dottoressa è costretta ad ammettere le colpevolezza della piattaforma digitale in seguito allo scandalo fatto scoppiare da Cambridge Analytica rispetto la profilazione degli utenti: una colpa che ha permesso al social di migliorarsi e di offrire, ora, una maggiore trasparenza ed un maggior controllo. Controllo promesso anche riguardo la certificazione dell’informazione, ossia la veridicità delle fonti (la cosiddetta “spunta blu”), dato che, citando il dottor Gorla, “vince chi ha autorevolezza e l’autorevolezza deriva da una fonte sicura”. L’attenzione viene, poi, spostata verso il fenomeno, ormai dilagante, dell’hate speech tra i post ed i commenti affermando quanto il mondo virtuale di Facebook sia, invece, fortemente ancorato alla realtà e che comportamenti discriminatori e diffamatori devono necessariamente essere puniti. La serata si conclude con due domande del pubblico, i relatori rispondono e salutano soddisfatti: l’informazione è un diritto ed un dovere, l’informazione è l’essenza della democrazia.