Nonostante la brevità e la concisione tipiche dei post sui social, essi non possono costituire una manifestazione irresponsabile del pensiero o una forma meno rigorosa di esercizio del diritto di critica. Inoltre, la libertà di espressione deve rispettare il limite della continenza e non può degenerare in attacchi personali gratuiti.
La Cassazione ha respinto un ricorso di un personaggio pubblico che aveva diffamato un’autorità su Twitter, condannandolo a risarcire l’autorità con una somma di denaro. Pur riconoscendo che in campo politico il diritto di critica può essere esercitato in modo più aggressivo, è sempre necessario rispettare il limite della continenza, senza eccedere quanto è strettamente necessario per il pubblico interesse.
I post sui social devono essere considerati pubblici, anche se destinati solo ai follower, che costituiscono un pubblico indiscriminato e sempre più ampio. In definitiva, la sostanza e la forma dei post sui social devono essere valutate alla luce dei principi di continenza e di rispetto dei diritti della personalità.
(F.S.)