La paura di molti si cela su strumenti come ChatGPT, che sono in grado di generare testi, voci e riassumere documenti, riguarda la creazione di news sottraendo lo spazio alla produzione tradizionale e anche per ciò che riguarda la sua regolamentazione. I timori legati all’intelligenza artificiale sono molti ma comunque non tutti posti sulla difensiva. Infatti ci sono anche coloro che hanno intravisto delle opportunità e hanno deciso di iniziare a sperimentare.
Sono svariate le sperimentazioni in ambito giornalistico e anche del suo reale utilizzo. Per esempio, il New York Times utilizza l’apprendimento automatico per decidere quanti articoli gratuiti mostrare ai lettori prima che raggiungano il paywall. L’IA è riuscita a migliorare sotto molto aspetti come la ricerca di contenuti da pubblicare. In occasione di una conferenza sul giornalismo tenutasi il mese scorso a Perugia, Nick Diakopoulos della Northwestern University ha mostrato come ChatGPT, chatbot di successo, possa essere utilizzato per valutare la notiziabilità dei documenti di ricerca.
L’IA si è evoluta molto anche nell’industria dei media. Infatti Netflix ha cominciato ad applicare l’intelligenza artificiale nella compilazione dei cast e nella visualizzazione delle raccomandazioni del motore di ricerca e perfino negli algoritmi di compressione dell’immagine. La 20th Century Fox usa le tecniche di machine learning per costruire i trailer. Riesce a prevedere quale tipo di audience attende i film esistenti e quelli che stanno per uscire.
Siamo ancora lontani dal tempo in cui l’intelligenza artificiale possa sostituire completamente il giornalismo e l’editoria. Sicuramente ad oggi siamo più orientati ad un comune accordo per sfruttare le abilità dei giornalisti come anche quelle generate dall’IA.
S.B.
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