L’intelligenza artificiale (IA) ha un ruolo fondamentale nella trasformazione digitale della società. È difficile immaginare un mondo senza l’utilizzo dell’IA in svariati beni e servizi. Molti cambiamenti stanno già avvenendo nel mondo del lavoro, della finanza, della sanità, della sicurezza e dell’agricoltura.
L’intelligenza artificiale è, infatti, un punto centrale nel Green deal europeo e nel rilancio dell’economia post COVID-19.
Con la recente proposta di Regolamento si pone un primo quadro giuridico sull’IA che, con l’introduzione di nuove regole e nuove azioni, permetta di affrontare i rischi, puntando a trasformare l’Europa nel polo mondiale per un’intelligenza artificiale affidabile.
Il nuovo approccio europeo è però stato preceduto da una serie di iniziative intraprese negli ultimi anni, tra cui:
- la consultazione pubblica sul Libro Bianco sull’Intelligenza Artificiale (COM 2020 65 final del 19 febbraio 2020);
- le Linee guida etiche finali per un’intelligenza artificiale affidabile, del Gruppo ad alto livello sull’intelligenza artificiale, pubblicate l’8 aprile 2019;
- il Rapporto sulla responsabilità per l’Intelligenza Artificiale e altre tecnologie emergenti, del Gruppo di esperti sulla responsabilità e le nuove tecnologie, pubblicato il 21 novembre 2019;
- la Dichiarazione di cooperazione sull’intelligenza artificiale, firmata da 25 paesi europei il 10 aprile 2018, che si basa sui risultati e sugli investimenti della comunità europea della ricerca e delle imprese nell’IA e stabilisce le basi per il Piano coordinato sull’IA.
L’UE sta, dunque, preparando il primo insieme di norme per gestire le opportunità e i rischi insiti rappresentati dall’IA, concentrandosi su come rafforzare la fiducia dei cittadini nell’intelligenza artificiale. Questo si potrà ottenere gestendo il potenziale impatto dell’IA sui singoli, sulla società e sull’economia e fornendo allo stesso tempo un ambiente in cui ricercatori, sviluppatori e imprese possano crescere e prosperare. La Commissione vuole aumentare a 20 miliardi di euro l’anno gli investimenti privati e pubblici per le tecnologie di IA.
L’aggiornamento del 2021 propone una visione per accelerare gli investimenti, per agire sulle strategie in questo campo per una loro tempestiva attuazione e pone le basi affinché la Commissione e gli Stati membri collaborino nell’attuazione di azioni congiunte ed eliminino la frammentazione dei programmi di finanziamento, delle iniziative e delle azioni intraprese a livello dell’UE e dei singoli Stati membri.
La scelta della forma del Regolamento, quale atto legislativo vincolante da applicare nella sua interezza in tutta la UE, fa parte del più ampio progetto garantista e di piena tutela dell’individuo da raggiungere con l’applicazione congiunta di altre normative vincolanti quali la proposta di Regolamento ePrivacy (presentata il 10 di febbraio 2021 dal Consiglio dell’Unione Europa) e il Regolamento n.679/2016 (“GDPR”).
Da una prima analisi della proposta di Regolamento sull’IA si possono agilmente cogliere diversi punti di contatto ed istituti simili a quelli introdotti e normati dal GDPR.
Il primo importante punto comune è che entrambi i regolamenti stabiliscono restrizioni per gli operatori economici non-UE nella circolazione dei loro beni e servizi nell’UE in ragione di diritti riconosciuti come fondamentali dall’UE, da varie carte costituzionali nazionali e da trattati internazionali, proprio perché queste restrizioni sono giustificate dalla necessità di proteggere diritti fondamentali, l’UE non sembra violare gli accordi internazionali che stabiliscono regole per la rimozione delle barriere alla libera circolazione di beni e servizi, come l’Accordo generale sul commercio dei servizi (GATS).
Un altro punto in comune è l’ambito territoriale. In entrambi i casi le regole si applicano indipendentemente dal fatto che gli operatori economici come i fornitori o i titolari o i responsabili del trattamento siano stabiliti nell’UE.
In un sistema globalizzato di commercializzazione di beni e servizi immateriali che non ha confini e che non è necessariamente localizzato in un territorio (si pensi ai sistemi cloud), questa soluzione significa essenzialmente stabilire regole che coprono non solo l’accesso al mercato dell’UE ma anche, più diffusamente, l’accesso ai suoi consumatori e utenti.
L’esperienza ci dice che il recupero dei dati personali senza limitazioni è stata la spinta verso importanti conquiste, tra cui il deep learning e l’IA, ma è anche vero che il prezzo pagato è stata la violazione della nostra privacy.
A prima vista il Regolamento sembra essere in grado di gestire bene il mercato dell’IA in Europa e di evitare gli effetti dannosi di un mercato dell’IA globalizzato senza regole.
Si rileva che molte delle soluzioni legislative non sono diverse da quelle adottate nel RGPD.
Ciò che invece colpisce del Regolamento è un significativo potere di controllo del mercato affidato alla Commissione.
Al di là delle strategie di mercato, il regolamento sembra ben proteggere i diritti fondamentali da possibili abusi nell’uso dell’IA e se il prezzo da pagare è un po’ di protezionismo e qualche limite alla ricerca e allo sviluppo, forse ne vale la pena.