Il Centro Interdipartimentale Alma AI dell’Università di Bologna aggrega 500 docenti, ricercatori, dottorandi e assegnisti che si impegnano attivamente nella ricerca sull’AI. Con questa iniziativa l’Ateneo promuove un approccio multidisciplinare e si posiziona ai primi posti a livello internazionale nella ricerca sull’AI, accendendo i riflettori non solo sulle innovazioni che questa nuova tecnologia comporta, ma anche sul suo impatto sociale.
I principi che guidano le attività del Centro sono: eccellenza nella ricerca, multidisciplinarità, reputazione internazionale, impatto UE-nazionale-regionale, reclutamento di ricercatori eccezionali e partenariati strategici pubblico-privato. Lo scopo è quello di aggregare e potenziare le attività di ricerca sull’AI, ma al tempo stesso il Centro si pone obiettivi divulgativi e di approfondimento.
L’Intelligenza Artificiale, infatti, è un tema sempre più centrale e critico. Basti pensare a come sia stato difficile per l’Unione Europea elaborare una legge di regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale (AI Act) e decidere quali modalità di controllo e di governo adottare nei confronti della nuova tecnologia.
Un accordo era però assolutamente necessario dal momento che, come ha dichiarato Nello Cristianini – docente di AI all’Università di Bath (Inghilterra), l’avvento di questa innovazione tecnologica è del tutto paragonabile ad un’invasione. Oggi l’AI è ovunque e diventa importante saperla riconoscere, nella consapevolezza che gli algoritmi non possono “pensare” come noi. I sistemi infatti non comprendono le conseguenze delle azioni, la loro capacità si limita a perseguire gli obiettivi che gli esseri umani gli assegnano. Norme e valori, di conseguenza, non sono categorie che orientano gli input degli algoritmi e scienziati, giuristi ed umanisti devono aiutare la società a sviluppare nuovi strumenti culturali da utilizzare nel rapporto con l’AI.
Come ha più volte ricordato il Garante della privacy, non siamo impotenti spettatori di un determinismo tecnologico. Anzi, lo sviluppo della tecnologia deve essere orientato dall’azione umana, che si deve concretizzare in scelte (anche politiche) che abbiano come punto di riferimento l’interesse collettivo.
Purtroppo i sistemi AI si prestano a diversi usi malevoli, dai deep fake (immagini e/o video falsi) fino ad arrivare allo sviluppo di armi automatizzate (che decidono autonomamente quando e chi colpire), ma la loro funzione in realtà è quella di fornire informazioni e assistenza a partire dai dati che vengono utilizzati durante il processo di addestramento. L’AI rimane una creazione dell’essere umano, che decide quali dati dare in pasto agli algoritmi e deve assumersi la responsabilità di decidere come utilizzare la tecnologia.
M.M.