Con l’ordinanza del 30 agosto scorso il Tribunale di Trani si è espresso condannando una madre a
rimuovere i video che riprendevano la figlia e pubblicati sul social Tik Tok a partire da maggio 2020. Questo
perché, il padre della bambina di nove anni non aveva dato il proprio consenso. Oltre alla rimozione
immediata dei contenuti, la madre è stata condannata a pagare 50 euro di multa per ogni giorno di ritardo
nell’eliminazione dei video ritraenti alla figlia.
I genitori della bambina sono legalmente separati ma negli accordi di separazione non era prevista alcuna
clausola specifica sulla pubblicazione di contenuti relativi alla figlia. Per i giudici dunque, anche se i video
sono stati postati con finalità ludica, costituiscono un comportamento pregiudizievole poiché i bambini fino
a 14 anni non possono esprimere il consenso neppure per pubblicare contenuti sui propri profili social.
La condotta della madre inoltre viola diverse norme nazionali ed internazionali. L’articolo 10 del Codice
civile dispone che non si possa pubblicare il ritratto di una persona senza il suo consenso o quello dei
genitori, se minorenne. Inoltre, la convenzione di New York sui diritti del fanciullo, ratificata in Italia con la
legge 176/91 prevede una tutela rafforzata per i minorenni che non devono essere esposti a «interferenze
arbitrarie nella propria vita privata».
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