Si celebra oggi la Giornata del Ricordo, in memoria della tragedia delle Foibe nelle quali furono gettati migliaia di Italiani e dell’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia. Quegli episodi rappresentano una ferita sulla quale nel nostro Paese era stata stesa per troppo tempo una densa cortina di silenzio. Una vicenda terribile e drammatica, carica di significato e di storia, segnata dal dolore, dalle paure e dalle speranze delle decine di migliaia di persone che hanno vissuto quell’intricato momento storico, caratterizzato dallo scontro tra nazionalismi feroci ed esasperati.
Proprio come la Shoah anche la tragedia delle Foibe rappresenta un massacro razziale, un eccidio perpetuato ai danni di una particolare etnia. Sono entrambi episodi da osservare con occhio critico, da condannare senza bisogno di trovare alcuna giustificazione.
I massacri delle Foibe sono stati degli eccidi ai danni di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e della Dalmazia, avvenuti durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato secondo dopoguerra, da parte dei partigiani jugoslavi. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici, che nella Venezia Giulia sono chiamati “Foibe”, dove furono gettati molti dei corpi delle vittime.
L’esodo di gran parte della popolazione italiana dell’Istria di Fiume e della Dalmazia rappresenta uno dei passaggi più travagliati della storia contemporanea italiana. Uno spostamento forzato di popolazione che ha coinvolto il 90% del gruppo nazionale italiano in terra jugoslava, costretto a lasciare la propria terra nativa e a dirigersi verso i territori italiani, dove trova posto all’interno dei molti campi profughi sparsi nella penisola, oppure migra verso mete più lontane come l’Australia o il continente americano. Una traiettoria che ha toccato in modo significativo anche Torino.