Il garante austriaco secondo noyb.eu, un’organizzazione no profit, ha ideato vari “escamotage” per interrompere i procedimenti contro le società. È capitato infatti, che gli interessati, durante un’istruttoria, venissero minacciati di vedersi interrompere il procedimento. Vengono date due settimane di tempo per ritirare ogni dichiarazione. L’autorità austriaca ha interrotto inoltre procedimenti su larga scala anche nel caso in cui una società si sia conformata al GDPR all’ultimo minuto.
In ordine cronologico, l’ultima iniziativa del garante austriaco, è stata quella di limitare il numero di reclami a un massimo di due al mese. Spesso però gli utenti sono colpiti dalle violazioni del GDPR quotidianamente.
Anche questo ultimo “paletto” è stato annullato dalla Corte Europea, come spiega Max Schrems, fondatore e presidente onorario dell’organizzazione noyb.eu:
“Hai sempre i diritti fondamentali, non solo due volte al mese. Se l’autorità austriaca punisse costantemente le violazioni, ci sarebbero anche meno reclami. Invece, l’autorità utilizza varie tecniche per sbarazzarsi dei denuncianti. Le aziende hanno così imparato che non ci sono conseguenze se violano il GDPR. Con vari trucchi procedurali, viene così chiusa una grande percentuale di reclami e le aziende continuano felicemente a infrangere la legge”.
Nella sentenza resa nel caso C-416/23 del 9 gennaio 2025, la Corte di Giustizia UE ha chiarito che tutti gli utenti hanno il diritto di chiedere l’intervento del Garante per una violazione del GDPR, fintanto che non vengano presentati reclami “eccessivi” e quindi illegittimi.
Come riporta la stessa noyb.eu, nel 2023 in Austria a fronte di 876 denunce e 765 procedimenti d’ufficio sono state inflitte solo 55 multe nell’intero anno.
Non si tratterebbe di un problema relativo all’Austria, bensì a tutta l’Europa. Nel 2022, l’ultimo anno in cui sono disponibili le statistiche a livello UE, a fronte di 140.106 procedimenti, sono state emesse 1819 ammende contro le società. Questo significa che solo nell’1,3% dei casi vi è stata una conseguenza grave. Sul tema Schrems ha dichiarato: “Vediamo che le autorità per la protezione dei dati non agiscono davvero uniformemente in tutta l’UE. La Corte di Giustizia ora ha ripetutamente detto loro che devono agire insieme”.
G.R.
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