I colossi statunitensi del digitale hanno annunciato il taglio di decine di migliaia di posti di lavoro già dalla fine dell’anno scorso. La crisi delle Big tech ha portato all’approvazione di piani e strategie per abbassare i costi alla luce delle incertezze economiche che crescono nel mercato.
Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha annunciato lo scorso novembre la perdita di 11.000 posti, pari a circa il 13% del totale della forza lavoro. Si tratta di licenziamenti di ruoli tecnici nelle divisioni Facebook, Instagram, WhatsApp e Reality Labs. La causa della decisione è con buone probabilità la necessità di tagliare i costi data la performance finanziaria deludente nel terzo trimestre del 2022 con un forte calo di ricavi e profitti e una stagnazione del numero di utenti.
Meta non è la sola ad aver predisposto licenziamenti dei dipendenti. Anche altri marchi come Google, Apple, Microsoft, Spotify, Disney hanno fatto altrettanto. Per dare dei numeri: Google, con 12.000 posti, Amazon con 27.000, 21.000 di Meta e 10.000 di Microsoft.
La decisione di Google, in particolare di Alphabet sua casa madre, di licenziare 12.000 dipendenti, ha interessato tutti i gruppi inclusi progetti come Chrome, Search, Android e Google Cloud. Un’area che invece è rimasta relativamente inalterata è quella Google Brain, il gruppo che sviluppa la tecnologia di apprendimento automatico poi implementato in molte aree inclusi strumenti AI per immagini, una funzione di schermo verde di YouTube e una versione chatbot del suo motore di ricerca. “Negli ultimi due anni abbiamo vissuto periodi di crescita spettacolare”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Alphabet, Sundar Pichai, in un’e-mail ai dipendenti. “Per sostenere e alimentare questa crescita, abbiamo assunto in un contesto economico diverso da quello attuale”, ha spiegato assumendosi la piena responsabilità della decisione di licenziare. “Sono fiducioso delle enormi opportunità che abbiamo di fronte grazie alla forza della nostra missione, al valore dei nostri prodotti e servizi e ai nostri primi investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale”, ha concluso.
Anche Microsoft, cresciuta a dismisura nel pieno della pandemia, ha annunciato un taglio del 5% della forza lavoro complessiva. Oltre i due turni di licenziamenti, uno a luglio, che ha interessato meno dell’1% della forza lavoro, e un secondo a ottobre, che ha colpito meno di 1.000 persone, una nuova ondata di tagli potrebbe seguire all’ interno dei suoi gruppi di ingegneri.
La stessa sorte capita ad Amazon che ha tagliato sulla divisione dispositivi e servizi. Il piano di esuberi riguarda principalmente i punti vendita gestiti dal gruppo e le risorse umane.
I licenziamenti di Apple sembrano essere, invece, su scala più piccola. I ruoli tagliati da Apple sono nella divisione che gestisce la costruzione e la manutenzione dei suoi negozi al dettaglio e l’intento dichiarato è migliorare le operazioni piuttosto che una misura di riduzione dei costi. La società ha comunque ridotto i costi in altri modi: il CEO Tim Cook ha dichiarato al Wall Street Journal che i licenziamenti sarebbero stati “l’ultima risorsa” per ottimizzare i budget.
(C.D.G.)