Nel momento in cui l’intelligenza artificiale sembra travolgere ogni ambito dell’agire umano, la voce di Papa Leona XIV arriva a riportare l’attenzione su ciò che conta davvero: la persona. Primo pontefice statunitense e con una formazione matematica, Robert Francis Prevost ha scelto il nome Leone XIV in chiaro riferimento a Leone XIII, e alla sua storica enciclica Rerum Novarum, che affrontò i temi della dignità del lavoro e dei diritti dei lavoratori in piena rivoluzione industriale.
Se a fine Ottocento la sfida era la rivoluzione industriale, oggi il fronte è digitale.
La posizione del nuovo Papa è chiara: apertura verso le opportunità dell’intelligenza artificiale ma necessità di consapevolezza sociale. Servono regole, serve un’etica dell’AI che non riduca l’essere umano a un nodo nella rete, ma lo riconosca come fondamento di ogni scelta tecnologica. Leona XIV ha parlato di un “nuovo umanesimo digitale” basato su cooperazione, sostenibilità e giustizia sociale. Un approccio che non rifiuta la tecnologia, ma invita a governarla con senso di responsabilità.
Tra i punti chiave del suo pensiero ci sono il rispetto della dignità umana, la centralità del lavoro, la trasparenza delle decisioni algoritmiche e la necessità di evitare discriminazioni e automatismi ciechi. Il Pontefice ha invocato una nuova dottrina sociale della Chiesa capace di affrontare le trasformazioni profonde imposte dall’AI, con la proposta, esplicita o meno, di una “Rerum Digitalium”.
L’innovazione, insomma, non deve essere lasciata al caso né agli entusiasmi del mercato. Se ‘intelligenza artificiale può cambiare il mondo, è compito dell’etica umana decidere in quale direzione. E in questo, la Chiesa di Papa Leona XIV vuole avere un ruolo guida.
A.C.
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