Abbiamo deciso di promuovere un confronto tra tutti i Presidenti dei Corecom regionali attraverso interviste su alcuni temi centrali per il futuro del mondo dell’informazione e del sistema dei media.
Oggi pubblichiamo l’intervista del Presidente del Corecom Sardegna, Sergio Nuvoli.
- Tra le tematiche che da sempre il Corecom mette al centro del suo lavoro figura il monitoraggio del rispetto della par condicio, in particolare durante le campagne elettorali. Quali sono le iniziative che il Corecom intraprende per proteggere e garantire il pluralismo dei contenuti e dei mezzi informativi?
Sono convinto che occorra agire sul versante dell’informazione, insistendo con iniziative rivolte soprattutto a chi lavora all’interno dei media. Le giornaliste e i giornalisti possiedono in tanti casi un’altissima professionalità: hanno però necessità di essere costantemente aggiornati sulle novità normative. Mi riferisco in particolare alla par condicio sulle piattaforme di condivisione di video, anche in ambito social. O anche alla par condicio nella comunicazione istituzionale, o ancora alla parità di genere. Le recenti delibere di Agcom in materia, per essere davvero efficaci, hanno necessità di essere conosciute tempestivamente e spiegate a chi, poi, deve metterle in pratica in un periodo spesso convulso e confuso come quello elettorale. Per questo lo scorso 9 gennaio il Corecom Sardegna ha organizzato un seminario rivolto in particolare a giornalisti ed esponenti politici in collaborazione con Agcom e Associazione della Stampa Sarda – FNSI per tenersi pronti alla tornata elettorale ormai imminente per il rinnovo del Consiglio Regionale della Sardegna. Dal punto di vista operativo, il Corecom attiva ogni volta un monitoraggio specifico affidato ad una società esterna che controlla le trasmissioni politiche. C’è un fronte specifico, relativamente nuovo ma poco conosciuto, che mi sta a cuore: la verifica del rispetto della parità di genere nella rappresentazione mediatica delle varie posizioni. Da quando è stata introdotta con una modifica della Legge n. 28 del 2000 se ne è discusso, a mio modo di vedere, ancora troppo poco.
- In che modo il progetto “Med – Educare ai media per le competenze della vita” ha fornito ai ragazzi coinvolti gli strumenti da poter sfruttare per utilizzare in maniera critica e corretta i mezzi di informazione, in particolare i nuovi media? Come i laboratori proposti hanno promosso nei giovani partecipanti una concezione di cittadinanza attiva e consapevole?
Il progetto “MED – Educare ai media per le competenze della vita” – sostenuto dal Corecom Sardegna – sta realizzando numerosi laboratori nelle scuole condotti da giornalisti e operatori con lo scopo, da un lato, di aiutare gli studenti e le studentesse ad un maggiore spirito critico nell’interpretazione dei messaggi veicolati dai media, dall’altro di insegnare l’utilizzo più corretto e consapevole dei media stessi. In alcuni casi, la realizzazione guidata di prodotti multimediali si rivela lo strumento migliore per comprenderne i meccanismi più profondi, e per imparare a usare i media per veicolare in modo efficace ciò che si vuole comunicare. Questo è possibile grazie ad una rete di scuole sarde guidate dal Liceo sassarese Margherita di Castelvì, che negli anni ha messo a punto un know how davvero completo: compito delle istituzioni è riconoscere queste iniziative, e sostenerle.
- Nato da un accordo tra le emittenti televisive pubbliche e private, il Comitato nazionale media e minori è un organismo che si occupa di verificare l’applicazione del Codice di autoregolamentazione. Può illustrarci come tale Comitato, di cui Lei è membro, lavora con lo scopo di migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai più giovani?
Il Comitato nazionale Media e minori istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha tra i suoi compiti la verifica del rispetto del Codice di autoregolamentazione che le emittenti televisive si diedero nel lontano 2002. Il Comitato ha recentemente approvato la riforma del Codice, che è stato poi inviato al Ministro per l’approvazione definitiva. Su mia proposta e a seguito di un mio specifico emendamento, dopo una iniziale diffidenza le emittenti televisive hanno accettato di rispettare le stesse regole a cui si sono obbligate sulle reti tv tradizionali anche sui canali e sui profili di loro proprietà presenti sulle piattaforme social. Aver accettato la mia proposta mostra la responsabilità delle emittenti televisive su questo delicato argomento e rende il nuovo Codice moderno e avanzato: non si può non fare i conti con l’infosfera. Resta da capire come arrivare ad una autoregolamentazione che coinvolga direttamente i proprietari delle piattaforme social: l’obiettivo è proteggere le persone minori di età dalla visione di programmi e prodotti che influiscano negativamente sul loro sviluppo. Personalmente, continuo comunque a pensare che il miglior antidoto – specie in quelli più grandi – sia l’educazione.
- Quali iniziative e azioni il Corecom sta adottando o promuovendo per affrontare la questione dell’oblio in rete, considerando l’importanza di garantire il diritto all’oblio e la tutela della privacy degli utenti online?
E’ un tema relativamente nuovo, di cui si discute molto, specie dopo un caso sollevato da un noto politico sardo, che ha chiesto (e in parte ottenuto) la rimozione dal web delle notizie relative ad una sua condanna in primo grado (nei gradi successivi di giudizio è stato poi assolto). Il 19 gennaio i Corecom di tutta Italia hanno firmato uno specifico protocollo di intesa con il Garante per la Protezione dei Dati Personali, che coinvolge i vari Comitati anche sui temi più strettamente connessi alla privacy, come questo da voi richiamato. Ci sarà da lavorare parecchio: il tema, peraltro molto affascinante, è particolarmente delicato. Si tratta di capire come sia possibile garantire il necessario bilanciamento tra il diritto all’oblio (di conio relativamente nuovo) e il diritto di cronaca.