Uno dei problemi sui quali ci si interroga da tempo, quando si parla di intelligenza artificiale, è quello relativo alle implicazioni che questa tecnologia ha sulle normative legate al copyright. Per addestrare i propri modelli, infatti, le aziende prendono in esame una quantità considerevole di materiale e, a volte, capita che esso sia strettamente protetto dal diritto d’autore.
L’iniziativa delle compagnie finisce quindi nel mirino dei paesi all’interno dei quali avviene l’addestramento delle varie IA. Di recente, l’India si è mossa sotto questo aspetto, istituendo un comitato formato da diversi esperti del settore per contrastare questo fenomeno all’interno dei propri confini.
Una scelta che deriva dalle accuse mosse ad OpenAI, la società che ha creato ChatGPT. Secondo il governo indiano, l’azienda non avrebbe rispettato le normative nazionali relative al copyright e avrebbe addestrato i suoi modelli con materiale protetto.
Il comitato istituito indagherà dunque a fondo sulla questione, per verificare eventuali irregolarità e cambiare le modalità con cui il colosso delle nuove tecnologie si muove nel paese. OpenAI ha negato le accuse, ma ora il caso sembra essere destinato a finire in tribunale e la faccenda potrebbe prolungarsi ancora per diverso tempo.
Ciò che sappiamo per certo è che il processo di addestramento di una qualunque IA di una qualunque azienda continua a scatenare polemiche. La questione relativa ai dati che si possono e non si possono utilizzare tiene banco e una qualsiasi decisione a riguardo potrebbe risultare decisiva per il prossimo futuro.
S.C.
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