A fronte dell’incessante susseguirsi di sanzioni economiche irrogate alla Federazione Russia dalla gran parte dei Paesi occidentali, il governo del primo ministro sovietico Mikhail Mishustin ha risposto con l’emanazione del decreto n. 299 del 6 marzo 2022, inserendo le principali potenze mondiali in una vera e propria black-list costituita dai “paesi ostili” alla Russia. Naturalmente, i risvolti di tale presa di posizione non si sono fatti attendere, neppure a livello giuridico e processuale.
In questo caso, la società americana aveva intentato un’azione nei confronti di un imprenditore russo che, secondo la ricorrente, aveva illegittimamente sfruttato i suoi diritti di proprietà intellettuale, realizzando una propria versione, non autorizzata, del cartone animato Peppa Pig, e chiedeva perciò un risarcimento pari a 40.000 rubli (pari a meno di 400 euro).
Il Tribunale si pronunciava respingendo il ricorso, ma ometteva di illustrare l’iter logico-argomentativo sotteso alla decisione assunta. Il giudice, anzi, giustificava il proprio provvedimento di rigetto con la perpetrazione, ai danni della Russia, di “azioni ostili da parte degli Stati Uniti e dei suoi Stati esteri”.
In altre parole, il Tribunale russo ometteva consapevolmente di fondare la propria decisione analizzando il merito della vicenda e rigettava il ricorso esclusivamente in virtù dell’asserita “ostilità” dimostrata dal Paese di appartenenza del ricorrente, in questo caso, gli Stati Uniti.
Tale decisione è stata presa all’indomani dell’emanazione del decreto n. 299 del 6 marzo 2022, che, tra le altre disposizioni, ha stabilito che il Governo Russo può autorizzare lo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale (tra cui brevetti, modelli di utilità e disegni e modelli), senza il bisogno di ottenere il consenso o l’autorizzazione degli effettivi titolari, se e in quanto appartenenti ai c.d. “paesi ostili” alla Russia (o anche semplicemente in quanto il loro “profitto principale” risulti riferibile a uno degli Stati inseriti nella black list).
Il decreto ricalca parzialmente quanto già previsto dal Codice civile russo all’art. 1360, che sancisce la possibilità per il governo russo di utilizzare, in maniera sostanzialmente inopinata, diritti di brevetto di invenzione e altri diritti di proprietà intellettuale, quando si debba far fronte a situazioni urgenti, legate alla difesa e alla sicurezza della Russia.
Con il recente decreto scompare anche la previsione dell'”equo compenso” riconosciuto al titolare, e ciò in violazione dell’Accordo internazionale TRIPs (Agreement on Trade-related Aspects of Intellectual Property Rights), che prevede il rispetto di garanzie minime nei confronti dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale.
In questo complesso panorama normativo potrebbe realizzarsi un duplice pericolo: da una parte, sul territorio russo, verrebbero compromessi tutti i diritti di proprietà intellettuale appartenenti a soggetti e persone giuridiche il cui business sia in qualche modo “connesso” a Paesi inclusi nella black list; dall’altro lato, sarebbero messe in discussione anche le garanzie minime riconosciute a livello mondiale dal WTO (World Trade Organization), ciò costituirebbe un vero e proprio attentato all’intero sistema dei diritti di proprietà intellettuale su scala mondiale.