Lo scorso giugno la Ferrari ha temporaneamente esultato. Per circa 15-20′ la casa di Maranello ha assaporato il gusto della vittoria, la prima stagionale, nel gran premio di Zeltweg in Austria. Poi la doccia fredda. Una fake news aveva alimentato entusiasmi ingiustificati.
Tutta colpa di un documento falso circolato in Rete che parlava di una penalizzazione di cinque secondi comminata dai giudici di gara all’olandese della Red Bull Max Verstappen per il presunto sorpasso azzardato nei confronti della Ferrari di Charles Leclerc.
Ma tra le vittime della notizia falsa non ci sono stati solo i diretti protagonisti dell’evento sportivo. Anche molti media hanno preso per oro colato l’informazione sulla presunta penalizzazione di Verstappen e sulla conseguente vittoria di Leclerc.
Si è scoperto che quel documento (un pdf con tanto di logo e “numerini” di matricola) è stato fatto circolare in una chat di WhatsApp creata da Matteo Bonciani, ex capo della comunicazione della Federazione italiana automobili (di cui oggi è consulente) e riservata ai giornalisti. Insomma, una fonte quantomeno autorevole, che ha tratto in inganno anche molti giornalisti.
Questo episodio ha riaperto la polemica sulle fake news, anche in ambito sportivo. Va ricordato che i giornalisti hanno un dovere aggiuntivo rispetto ai comuni cittadini ormai quasi tutti internauti: vagliare e verificare le fonti prima di divulgare notizie destinate al grande pubblico.
Fare da amplificatori di informazioni non adeguatamente riscontrate è pericoloso, oltre che deontologicamente scorretto.
Anche gli utenti in Rete non dovrebbero fermarsi al primo click e alla prima fonte consultata ma dovrebbero effettuare controlli incrociati prima di condividere una informazione sensazionale.
Le piattaforme social si stanno attrezzando per smascherare in partenza fake news grossolane e si muovono sempre più energicamente in via spontanea o su segnalazione degli utenti.
Tutto questo evidenzia la necessità di valorizzare e rendere riconoscibile in Rete l’informazione professionale di qualità, prodotta da giornalisti scrupolosi e attenti.
Le fake news attecchiscono più facilmente laddove non c’è consapevolezza dell’uso corretto del digitale. La credibilità delle fonti è il primo tassello di una democrazia dell’informazione matura e responsabile.