È una delle sfide legali più delicate dell’era digitale: Meta è accusata di aver copiato milioni di opere letterarie, senza autorizzazione, per “allenare” i propri modelli di intelligenza artificiale LLAMA. In risposta, autori e editori francesi hanno portato l’azienda in tribunale, chiedendo un risarcimento per l’uso improprio dei loro contenuti.
Secondo i ricorrenti, Meta avrebbe scaricato intere biblioteche di opere protette da copyright, senza riconoscere né compensare i titolari dei diritti. In più, i modelli AI della compagnia sarebbero in grado di imitare lo stile di singoli autori, somigliando fin troppo agli originali.
Il rischio? Che l’intelligenza artificiale diventi una “copiatrice” sofisticata che sfrutta, senza autorizzazione, il lavoro umano per creare contenuti a costo zero.
Meta si difende appellandosi al “fair use”, principio del diritto americano che permette di usare opere protette per scopi “trasformativi”, come la ricerca o la parodia, senza infrangere la legge. L’azienda sostiene che i contenuti prodotti non sostituiscono le opere originali e che l’uso ha finalità nuove: addestrare l’AI nella scrittura.
Ma la partita è tutt’altro che chiusa. Secondo gli oppositori, il fair use non può coprire un uso massiccio, non autorizzato e a scopo commerciale delle opere, specie se i contenuti vengono copiati da fonti illegali. Inoltre, le AI rischiano di produrre testi che, anche se formalmente “nuovi”, fanno concorrenza diretta alle opere originali, con danni potenziali per il mercato editoriale.
Anche in Europa il caso fa rumore: molti degli autori coinvolti sono europei e la normativa sul diritto d’autore, più rigida rispetto a quella americana, impone il consenso esplicito per l’utilizzo di un’opera a scopo economico o tecnologico.
Ora spetta ai giudici decidere. La prossima udienza è fissata per maggio e il verdetto finale potrebbe avere conseguenze globali. Se passasse l’idea che le grandi aziende tech possano “nutrire” le loro AI con opere creative senza permesso, milioni di autori in tutto il mondo rischierebbero di perdere il controllo, e il valore, del proprio lavoro.
La decisione finale, attesa nei prossimi mesi, potrebbe ridefinire i confini tra creazione umana e machine learning, stabilendo se addestrare un’AI su milioni di libri sia innovazione legittima o appropriazione indebita. E cambiare per sempre il rapporto tra arte, algoritmo e legge.
A.C.
Diritto dell’informazione
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