I libri antichi sono considerati vere e proprie opere d’arte, ma sono soggette allo scorrere del tempo, che ne compromette l’integrità. Adesso fermare il naturale invecchiamento della carta è possibile ed è sostenibile per l’ambiente: un team di ricercatori dell’Università di Pisa ha sviluppato un nuovo materiale, derivante da fonti sostenibili, costituito da nanocristalli di cellulosa, in grado di offrire ai fogli di carta invecchiata una protezione meccanica che può essere rimossa in qualsiasi momento, in base alle necessità. I risultati dello studio sono stati pubblicati dalla rivista Applied Materials and Interfaces.
La nuova tecnica ideata dai ricercatori dell’università toscana, con la collaborazione del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università di Roma Tor Vergata, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Roma La Sapienza e l’Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è in grado di fornire un rivestimento che può essere rimosso, rendendo il restauro reversibile e scongiurando eventuali danneggiamenti dovuti proprio ai materiali applicati.
Valter Castelvetro, uno degli autori dello studio, ha affermato: “È una scoperta che trasforma il concetto di restauro in un trattamento innovativo, dinamico, sostenibile e reversibile e che permette di guardare al futuro in termini di rispetto per l’ambiente. La nanocellulosa, essendo costituita dello stesso materiale di cui è composta la carta, rispetta l’identità delle opere da restaurare. Grazie alle conoscenze avanzate disponibili sulle strutture molecolari dei materiali naturali e dei materiali che costituiscono le opere d’arte, sarà sempre più possibile programmare gli interventi per salvaguardare al massimo il nostro patrimonio culturale”.
Il rafforzamento delle carte fragili viene eseguito con materiali diversi dalla carta, mischiati a una colla. Il problema è che, con l’invecchiamento, alcuni di questi materiali subiscono modifiche chimiche e fisiche che potrebbero causare alla carta perdita di compattezza e ingiallimento, fino addirittura ad accelerare i processi di degradazione dell’opera stessa.
I nanocristalli sono cristalli minuscoli (un diametro compreso tra i 5 e i 50 nanometro) costituiti dalla stessa
sostanza di cui è fatta la carta: la cellulosa, appunto. Proprio perché fatti dallo stesso materiale, possiedono
un’elevata affinità per la tela e la carta, e non richiedono alcun adesivo per la loro applicazione. Trasparenti
e stabili nel tempo, i nanocristalli hanno dimostrato di aumentare sia le caratteristiche meccaniche sia
la resistenza al deperimento dei fogli di carta. Il tutto nasce da fonti rinnovabili.
Infatti Alessandra Operamolla, prima autrice dello studio ha spiegato: “A partire dalle biomasse abbiamo ricavato i nanocristalli di cellulosa, che si possono applicare sotto forma di sospensione acquosa sulla carta antica per consolidarla e contrastare gli inevitabili effetti degli agenti chimico-fisici e biologici che ne causano la degradazione, come l’esposizione ad inquinanti e all’ossigeno atmosferico”,
Inizialmente le caratteristiche di compatibilità e l’efficacia del trattamento sono state valutate su un modello di carta di pura cellulosa attraverso diverse tecniche sperimentali. Dalla microscopia elettronica a scansione alle prove di trazione, alla diffrazione a raggi X, tutte le verifiche in laboratorio hanno sottolineato l’efficacia del rivestimento nel proteggere la carta. Quindi, la tecnica è stata testata anche su un campione di vera carta invecchiata del Diciottesimo secolo, estratto dal Breviarium Romanum ad usum fratrum minorum, un libro antico precedentemente studiato dal team di ricerca: i risultati sono stati simili a quanto osservato sul modello di carta, aprendo a interessanti prospettive per il futuro del restauro.