Noyb, l’organizzazione alla guida dell’accusa, contesta il fatto che la Cina, destinazione dei dati, non può appropriarsi di elementi privati senza rispettare le norme europee. Infatti, le autorità cinesi hanno largo accesso a contenuti simili, come confermato dai rapporti di Xiaomi.
Gli esperti evidenziano le grosse complicazioni per gli utenti stranieri in merito alla tutela della propria privacy. Noyb, inoltre, manifesta la mancata applicazione dell’art.15 del GDPR, circa la gestione delle informazioni fornite dai fruitori.
In attesa di ulteriori accertamenti, si consiglia di leggere con cura le autorizzazioni dei servizi online e di connettersi a siti cinesi tramite VPN.
M.P.
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