L’Unione Europea ha destinato oltre 370 miliardi di euro alla promozione di uno sviluppo armonico in tutta l’Europa, di cui più di 100 miliardi sono riservati alle aree urbane. Si stima inoltre che circa 24 miliardi di euro saranno gestiti direttamente dalle città, a dimostrazione del ruolo strategico assegnato ai contesti urbani.
In Italia, il Friuli-Venezia Giulia si presenta come un esempio virtuoso di applicazione delle strategie europee: la regione ha infatti integrato gli obiettivi comunitari all’interno della propria programmazione attraverso la Strategia di Specializzazione Intelligente (S4), che coordina le politiche per ricerca, innovazione, competenze e digitalizzazione, in coerenza con l’Agenda Digitale Regionale.
Particolarmente significativo risulta essere anche l’impegno della regione nella digitalizzazione dei servizi pubblici: è stata avviata la dematerializzazione degli archivi della pubblica amministrazione e l’adozione di tecnologie nei processi di rigenerazione urbana.
Come previsto non mancano le sfide, tra le quali la più critica sembra essere quella legata al capitale umano. In Italia solo il 40% della popolazione possiede competenze digitali di base e appena un terzo è in grado di navigare con dimestichezza online. Questa carenza rappresenta un ostacolo serio all’adozione dei servizi digitali e alla loro efficacia, poiché se i cittadini non sono in grado di utilizzare le tecnologie disponibili, anche i progetti meglio finanziati rischiano di non produrre benefici tangibili.
Altro punto debole è la molteplicità di programmi che, seppur potenzialmente virtuosa, può diventare controproducente in mancanza un adeguato coordinamento tra i diversi livelli di governo e le realtà coinvolte.
Le smart city risultano pertanto essere non solo un progetto tecnologico, ma una visione sociale e culturale che richiede cittadini coinvolti, amministrazioni preparate e politiche coordinate.
S.B.

















