Quasi tutti i social network non sono mai stati davvero gratuiti ma hanno sempre utilizzato i dati e i contenuti degli utenti per creare profili commerciali da utilizzare per proporre pubblicità mirate. Queste pubblicità hanno un valore molto elevato vista l’alta probabilità che si convertano in un acquisto grazie alle conoscenze su interessi e capacità di spesa dell’utente.
Oggi, però, le persone sono sempre più attente a comunicare in modo sicuro e molti utenti navigano online con filtri che limitano il tracciamento, riducendo la precisione degli algoritmi delle piattaforme e il valore della pubblicità. La situazione è ancora più critica a causa del cambio di politica sulla privacy da parte di Apple che ha obbligato le app presenti sugli iPhone a chiedere espressamente il consenso degli utenti per tracciarne il comportamento allo scopo di inviare loro avvisi pubblicitari personalizzati. Il tasso elevato di rifiuti, pari al 75 per cento circa, ha impattato su una delle principali fonti di ricavi dei social network, ovvero il digital advertising. Nel frattempo, sono anche aumentati i costi per le piattaforme a causa dell’inflazione, della necessità di adempiere ad obblighi legislativi sempre più stringenti e della stima eccessiva delle aspettative di conversione.
In questo contesto, molti utenti sarebbero disposti a pagare per avere servizi di social network di qualità, sicuri e senza pubblicità invadente. Le piattaforme hanno preso questa palla al balzo, mettendo in vendita servizi a pagamento.
Tra i servizi in questione c’è la vendita della cosiddetta “spunta blu”, inizialmente riservata solo ai personaggi pubblici. L’acquisto della spunta blu è seguito dalla verifica dell’identità, in modo che l’account corrisponda con certezza a una persona reale e identificabile. La spunta blu diventa così un indicatore di un utente verificato, indipendentemente dallo status dell’utente. In questo modo, gli utenti avrebbero la certezza di comunicare con persone reali e identificabili evitando bot, account fake e utenti anonimi.
Un altro elemento che potrebbe essere introdotto previo pagamento sono le reti verificate. Creare una rete verificata significa formare un sotto-network composto da utenti che hanno fornito una documentazione ufficiale per dimostrare la propria identità in modo da rendere più affidabili i profili con cui si interagisce.
Un terzo servizio per cui gli utenti potrebbero essere disposti a pagare è limitare gli algoritmi che riducono la portata dei contenuti e il numero di account che possono vedere ciò che viene pubblicato. Avere un reach del genere significa avere la garanzia che i contenuti prodotti vengano messi a disposizione di tutti i follower e siano esclusi dagli algoritmi di limitazione.
Il vero problema per rendere realmente profittevole il nuovo modello ibrido è introdurre prestazioni che siano realmente un valore aggiunto per chi paga e non troppo limitanti per coloro che accedono ai social gratuitamente.
(S.F.)