La vera svolta è che per “leggere nella mente” bastano algoritmi di Intelligenza Artificiale: studi pubblicati su Nature Neuroscience dimostrano come i movimenti del volto riescano a rivelare processi mentali non consci. Ma questo cosa permette? È possibile prevedere i meccanismi decisionali e ricostruire dinamiche mentali latenti.
Come si inserisce l’Intelligenza Artificiale in questo contesto? Attraverso sistemi di tracciamento facciale di precisione e modelli di machine learning, il volto viene inteso come un insieme di dati numerici che l’AI elabora per definire le attività cognitive e i semplici movimenti.
Ma il punto più rilevante è che questa possibilità annuncia progressi promettenti in campo medico, in quello delle tecnologie assistive e nel rapporto uomo-macchina. Più precisamente, con riferimento alla medicina, tale sistema potrebbe essere una vera e propria rivoluzione per i processi di diagnosi e per la cura di patologie neurologiche e psichiatriche. In particolare, potrebbe essere uno strumento chiave per prevedere malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson. Potrebbe, inoltre, analizzare il progredire di disturbi psichiatrici in modo efficiente e innovativo: si tratta di apparecchiature a costo limitato e accessibili ai più. Per quanto riguarda le tecnologie assistive, i micro-movimenti del volto potrebbero essere fondamentali nel rapporto con assistenti o “caregiver”. Ma ancor di più il tutto comporterebbe un cambiamento senza eguali anche nell’istruzione: i momenti di apprendimento potrebbero essere modulati sulla base dello stato cognitivo di ciascuno. Infine, sarebbe un passo importante anche nell’ambito dell’interazione uomo-macchina: per esempio un’automobile “smart”, dotata di tali sistemi, potrebbe comprendere indicatori di stanchezza e intervenire direttamente per evitare scenari potenzialmente pericolosi.
Qual è però il lato oscuro di questa novità? Senza dubbio, il rischio più imminente è quello della sorveglianza cognitiva. In particolare, ciascun individuo potrebbe perdere il diritto di tutelare i propri processi mentali, senza la possibilità di mantenerli riservati. La persona sarebbe violata nella sua parte più intima, quella dei suoi pensieri. Dunque, è necessario prevedere regole solide: il diritto diventa il garante della protezione della mente degli individui.
L.V.
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