Standard Ethics, società di rating londinese che valuta l’impegno delle aziende in materia di sostenibilità ambientale, ha pubblicato il report annuale The big picture, confermando all’Italia un rating EE+, che ha una portata molto forte secondo una scala a nove gradi che va da un minimo F a un massimo EEE.
I tecnici misurano il livello di sostenibilità valutando le effettive politiche adottate dalle aziende e l’aderenza ai regolamenti in materia emanati da Unione Europea, Nazioni Unite e Ocse.
Nel 2014 Standard Ethics ha lanciato il SE Italian Index, composto dalle 40 principali società quotate in Italia. Ad oggi, il SE Italian Index conta ancora 40 componenti e l’ultima revisione è avvenuta il 30 settembre 2021; tra tutte, si segnalano Eni, FinecoBank, Prysmian, UniCredit e UnipolSai come società più sostenibili.
Esaminando i componenti dell’indice italiano, oltre la metà (il 55%) detiene un rating Fully sustainable grade, che denota l’impegno delle principali società quotate a mantenere la conformità agli standard globali di sostenibilità, il 43% ha un rating “Not fully sustainable”, dunque non sufficiente, e il 2% un rating “Not sustainable” (E-).
Un confronto con i principali Paesi europei evidenzia che l’Italia e la Spagna sono i due Paesi con il maggior numero di società con un rating non sufficiente (Not fully sustainable grade o Not sustainable grade): il 45% dello Se Italian Index e il 57% dello Se Spanish Index. Gli altri maggiori mercati europei, cioè Germania, Francia e Regno Unito, hanno più della metà dei componenti dei loro indici nazionali a un livello “Fully sustainable grade”.
Nel complesso quindi c’è ancora spazio per migliorare le componenti dell’Indice e per allinearsi alle linee guida internazionali di sostenibilità fornite da OCSE, UE e ONU.
Il report comunque prospetta buoni risultati per i prossimi anni; per quanto riguarda l’Italia, hanno ottenuto buoni punteggi anche Intesa Sanpaolo e Leonardo, A2A, Enel, Banca Generali, Bper Banca.