Un cittadino rumeno, Patrascu, aveva pubblicato su Facebook alcuni post che commentavano e criticavano aspramente uno scandalo che era avvenuto all’Opera Nazionale di Bucarest. L’utente si era scagliato contro due esponenti dell’orchestra che avevano partecipato ad alcune manifestazioni di protesta.
I due leggendo, il post e i commenti dello stesso, hanno deciso di procedere con una causa civile per diffamazione contro l’autore del post. La causa è stata vinta sia in primo grado che in appello. La Corte di appello aveva già ridimensionato la quantità del risarcimento rispetto alla condanna in primo grado.
Entrambe le corti hanno ritenuto colpevole Patrascu di non aver agito tempestivamente nel riguardo dei commenti al disotto del suo post, giudicandolo colpevole secondo una norma del Codice civile rumeno. La Corte di appello ha inoltre aggiunto come prova della sua consapevolezza una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Dopo queste sentenze l’uomo ha deciso di far ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha affermato che Patrascu non fosse colpevole. Nella sentenza viene affermato che la Corte di Appello rumena non ha considerato che il post su Facebook, anche se presentando un uso di un linguaggio turpe, ha offerto e creato un dibattito di interesse generale.
La Corte, inoltre, ha fatto notare come gli ordinamenti nazionali non contengano nessuna legge circa l’obbligo da parte di una pagina social di monitorare i messaggi pubblicati da terzi.
S.P.
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