Il Polo Strategico Nazionale (PSN) è una infrastruttura in linea con la Strategia Cloud Italia e con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Si tratta di un progetto che vale circa 4.4 miliardi di investimenti ed è volto a recuperare il ritardo sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione affinché sia al passo con l’innovazione permettendo l’erogazione di servizi innovativi a imprese e cittadini.
Questo mese è stato annunciato che la macchina burocratica nazionale è molto vicina a sbarcare sulla grande nuvola digitale, un annuncio storico poiché in poco più di 15 mesi si è passati da un’idea progettuale alla realizzazione e attivazione. In queste settimane è partito infatti l’arruolamento dei primi enti pubblici a bordo del cloud nazionale. Il primo gruppo è composto da 95 pubbliche amministrazioni centrali e 80 agenzie sanitarie locali. L’intento è di arrivare ad ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200) e delle asl delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250mila abitanti).
L’incarico di realizzare l’infrastruttura cloud nazionale era stato affidato l’11 luglio 2022 al quartetto temporaneo di imprese Tim, Leonardo, Sogei (la società informatica dello Stato) e Cdp Equity. Proprio per azione della nuova società il Polo Strategico è finito fra i dossier oggetto di contenzioso.
La vicenda è partita a seguito del ricorso presentato da Fastweb e Aruba, le due aziende che si erano aggiudicate in via provvisoria l’appalto per implementare il loro progetto in ogni dettaglio tecnico, di governance ed amministrativo. La nuova società partecipata da Tim, Leonardo, Cassa depositi e prestiti (attraverso Cdp Equity) e Sogei ha però esercitato il diritto di prelazione ed è riuscita a portare a casa la gara per 2,8 miliardi. Di risposta Fastweb e Aruba sono passate immediatamente all’azione con la richiesta di annullamento della gara e di sospensiva.
L’ episodio potrebbe ritardare la transizione verso il sistema cloud delle P.A. rendendola ancora più macchinosa; si rischia inoltre di generare un danno di immagine che disincentiva gli investitori internazionali ad appoggiare il progetto.
Davanti a questa situazione ci si dovrebbe orientare verso una comunicazione istituzionale che rimarchi come la corretta riuscita del progetto potrebbe portare l’Italia in vantaggio su molti Paesi Ue sul fronte del cloud pubblico nonché consentire di ospitare in sicurezza i dati ed i servizi critici e strategici delle pubbliche amministrazioni italiane.
(C.D.G.)