Il Codice di Condotta per le attività di telemarketing e teleselling, introdotto un anno fa, rappresenta un passo significativo verso la regolamentazione di un settore spesso criticato per pratiche invasive. Tuttavia, l’adesione delle aziende è iniziata solo recentemente, evidenziando difficoltà nell’applicazione delle nuove regole e resistenze da parte di alcuni operatori. Alcuni obblighi risultano di facile implementazione, come la necessità di fornire informazioni chiare agli utenti sul trattamento dei loro dati personali durante le chiamate promozionali. Altri, invece, richiedono un impegno maggiore, come l’adozione di procedure di prequalifica per valutare l’affidabilità dei partner commerciali, tra cui i call center esterni.
Questo sistema punta a contrastare il fenomeno dei call center abusivi, che spesso operano con metodi poco trasparenti, contattando utenti senza il loro consenso e violando le normative sulla privacy. Per le aziende che non rispettano queste direttive, il Codice introduce sanzioni e penali che possono arrivare fino alla sospensione dell’attività. Le misure più impegnative riguardano la limitazione dei subappalti a catena, pratica che ha permesso in passato di aggirare i controlli e di rendere difficile l’identificazione dell’effettivo responsabile delle chiamate commerciali. Il Codice impone che gli operatori stabiliscono accordi chiari con i call center, definendo parametri precisi sulla qualità delle chiamate, la durata del contatto con il cliente e la gestione delle anagrafiche utilizzate. Inoltre, viene vietato l’uso di numerazioni fittizie o anonime, un’abitudine diffusa che spesso spinge i consumatori a rispondere inconsapevolmente a telefonate indesiderate.
In caso di irregolarità, l’AGCOM ha il potere di intervenire direttamente con sanzioni e, nei casi più gravi, con la revoca delle autorizzazioni. Nonostante l’importanza di queste regole, la loro applicazione si scontra con diverse difficoltà. La complessità delle misure richieste e la necessità di modificare processi ormai consolidati rappresentano ostacoli per molte aziende, soprattutto per quelle che si affidano massicciamente a call center esterni.
A complicare ulteriormente la situazione è la scarsa cultura sulla protezione dei dati personali, che rende molti consumatori inconsapevoli dei propri diritti e quindi più vulnerabili alle pratiche di telemarketing aggressivo. Per garantire un’applicazione efficace del Codice e tutelare i consumatori, è fondamentale un impegno congiunto tra imprese, associazioni di categoria e autorità di regolamentazione. L’Unione Europea sta spingendo affinché tutti gli Stati membri adottino normative più rigide in materia di protezione dei dati, con un focus particolare sul consenso esplicito degli utenti per le chiamate promozionali. La diffusione di una maggiore consapevolezza sulle tematiche della privacy e il supporto alle aziende nell’adeguamento alle nuove disposizioni rappresentano i passaggi chiave per rendere il telemarketing più trasparente e rispettoso dei diritti degli utenti, evitando che le nuove regole rimangano solo sulla carta.
M.B.
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