Circa 100 riders del servizio Uber Eats si sono costituiti come parti civili in un processo a carico della manager di Uber Gloria Bresciani (sospesa), accusata di caporalato a seguito dell’inchiesta del pm Paolo Storari, e della società stessa.
Su decisione del giudice della nona penale Mariolina Panasiti, i 99 riders coinvolti hanno ottenuto risarcimenti per un totale di circa mezzo milione di euro, ovvero circa 5mila euro a testa.
Già a ottobre 2021 era stato condannato con rito abbreviato Giuseppe Moltini, uno dei responsabili delle società di intermediazione coinvolte, e il gup Teresa De Pascale aveva convertito un sequestro da circa 500mila euro in contanti, disposto nelle indagini, in un risarcimento da 10mila euro a testa per 44 ciclo-fattorini, per un totale di 440 mila euro.
Come emerso dall’inchiesta del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme gialle di Milano, i riders venivano «pagati a cottimo 3 euro», “derubati” delle mance e «puniti» con decurtazione dei compensi se non stavano alle regole. Nel processo, al momento, restano parti civili la Cgil e la Camera del Lavoro milanese. Da quanto anche le due realtà sindacali stanno cercando un accordo per il risarcimento del danno e revocare la loro costituzione. Il processo è stato rinviato al prossimo 20 maggio per l’apertura dell’istruttoria dibattimentale con i primi testimoni dell’accusa.