Questo dato allarmante è emerso dal report “Disinformazione a Scuola”, redatto da un team di ricerca guidato dal Professor Carlo Martini dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Durante la presentazione del report è stata annunciata la nascita dell'”Osservatorio permanente sulla Disinformazione Digitale“, presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
È un progetto che coinvolgerà sia gli studenti delle scuole superiori italiane sia le imprese, alle quali è stato lanciato l’obiettivo di creare progetti per contrastare i fenomeni che generano fake news.
Questi progetti sono indirizzati ai giovani e sono organizzati secondo percorsi formativi, utili all’acquisizione delle competenze necessarie per valutare l’affidabilità delle informazioni online.
Oggi l’uso improprio o distorto del digitale e dell’intelligenza artificiale rappresenta una minaccia significativa, soprattutto per i giovani, sempre più connessi alle piattaforme digitali e ai social network.
Per combattere la disinformazione, secondo il Professor Carlo Martini, è fondamentale la collaborazione tra tutte le parti sociali, comprese le aziende.
Per i non esperti, informazione e disinformazione possono risultare indistinguibili, generando una confusione che può compromettere la reputazione di chi si impegna per un’informazione affidabile.
L’obiettivo, dunque, è quello di avere una generazione che sia in grado di esercitare il proprio senso critico in un contesto informativo, come il web: i giovani devono essere in grado di riconoscere i rischi e gestirli con consapevolezza.
L’impegno dimostrato dai giovani, rispetto alla valutazione delle informazioni, risulta essere inferiore da smartphone rispetto a quello mostrato davanti a un computer.
Questo dato genera preoccupazione, date le 5 ore e 50 minuti trascorse in media e quotidianamente dai giovani davanti allo schermo del proprio cellulare.
B.P.