La vicenda nasce nel 2021 da un reclamo contro WhatsApp dell’Ufficio europeo delle Unioni di Consumatori (BEUC) e di otto delle associazioni che ne fanno parte per le politiche sulla privacy, in particolare per alcune pratiche sleali nel contesto degli aggiornamenti delle condizioni d’uso e della politica in materia di privacy di WhatsApp.
Nel giugno del 2022 la rete CPC (Consumer Protection Cooperation) ha inviato a WhatsApp una seconda lettera ribadendo la richiesta di dare ai consumatori informazioni chiare sul modello commerciale della società e in particolare di sapere se WhatsApp ricavi un utile dai dati personali degli utenti. L’associazione ha inoltre evidenziato “pressioni ingiuste sugli utenti affinché accettino le sue nuove politiche” sulla privacy che, secondo l’associazione, “non sono né trasparenti né comprensibili per gli utenti”.
WhatsApp ha annunciato, dopo un dialogo con le autorità, un maggiore impegno nella trasparenza riguardo agli aggiornamenti dei suoi termini di servizio accettando di rendere più facile per gli utenti rifiutare gli aggiornamenti se non sono d’accordo e di spiegare chiaramente quando tale rifiuto porta l’utente a non poter più utilizzare i servizi di WhatsApp.
Inoltre, WhatsApp ha confermato che i dati personali degli utenti non sono condivisi con terze parti o altre società Meta, incluso Facebook, per scopi pubblicitari: una rassicurazione per gli utenti preoccupati per la loro privacy online.
In base all’accordo per gli aggiornamenti delle politiche, WhatsApp dovrà anche spiegare quali modifiche intende apportare ai contratti degli utenti e in che modo potrebbero incidere sui loro diritti.
In sintesi, nonostante le promesse di WhatsApp, le associazioni dei consumatori sono ancora preoccupate per il fatto che l’accordo non sia retroattivo e non risolva i problemi legati alle notifiche invadenti. La Commissione cercherà di garantire il rispetto dei nuovi impegni presi dall’app e di imporre sanzioni in caso di violazioni, ma c’è il timore che altri fornitori di servizi possano evitare sanzioni promettendo di comportarsi meglio in futuro.
(S.F.)
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